«Meno quattrocento!» esclamò Ysaahi prendendo posto nell'aula di scienze pochi minuti prima dell'inizio della lezione. Il fedele A.J., già seduto da tempo essendo di turno per la conquista dei posti migliori, la salutò con uno sbadiglio. «Ho paura a chiedertelo ma… meno quattrocento, cosa?»
«Sequafu! Mancano quattrocento sequafu - dieci giorni, se preferisci - alla sospensione delle lezioni per le festività natalizie.» Due occhi vacui la fissarono senza particolare entusiasmo. La denobulana si spazientì. «Ma ti sei guardato intorno, razza di blastula che non sei altro? Non hai visto le decorazioni? Gli addobbi? Le luminarie?»
«Stupendo, vero?» Dalla fila davanti, l'amica Chantal non poté trattenersi dal portare il suo contributo. «Io a-d-o-r-o il Natale, è un momento così magico…»
«Anche su Tellar festeggiamo qualcosa di simile» disse Tarf, unendosi al gruppo. «Di solito si mangia fino a scoppiare.»
Dietro di lui, l'andoriano Grahan scosse la testa: «Non capisco tutto questo entusiasmo per una festa popolare. L'unica cosa che conta, è la pausa delle lezioni.»
Tarf approvò ma le due ragazze sembravano pensarla diversamente. «Chantal, sono pronta: ho comprato i regali, preparato messaggi augurali per tutta la famiglia, compresa quella ameba di mia cugina Titra, aggiornato il desktop della mia postazione con grafica natalizia, adeguata la suoneria del comunicatore e recuperata la tazza a forma di renna.»
«Io sono venti giorni che non ascolto altro che musica tradizionale. E ho un nuovo albero di natale con le fibre ottiche che cambiano colore e tante piccole palline oro e argento.»
«L'albero! Accidenti, l'avevo dimenticato. Mi devi spiegare di nuovo come funziona. E che mi dici dei vestiti? C’è una qualche tradizione da rispettare?»
«Beh, con Natale e Capodanno il rosso è d'obbligo. E poi roba sbriluccicosa, con strass e lustrini, anche appariscente se vuoi. Non ci sono vere regole ma puoi permetterti di indossare cose un po' eleganti, anche vistose, e nessuno avrà nulla da ridire.»
Dalla fila posteriore, la caitiana Sheeba drizzò le orecchie. «Credi che potrei spianare il mio top con paillettes oro e argento?» chiese sporgendosi in avanti.
La francesina annuì. «Magari non per venire a lezione ma per l'aperitivo serale o il dopocena non ci sono problemi.» Come femmina terrestre del gruppo, Chantal era considerata una esperta in materia e la cosa la gratificava oltre misura.
«E non dimenticate il Veglione di Capodanno» disse, con entusiasmo. «Quello è il momento clou delle festività: cena sontuosa, abiti eleganti, musica e danze per tutta la notte…» Gli occhi di Ysaahi brillarono in modo sinistro. «E' un anno che aspetto di rifarmi dell'occasione perduta. Questa volta, tutto deve filare per il verso giusto.»
Ysaahi non stava più nella pelle: aveva contato i minuti, i secondi, i sequafu, che la separavano dal momento in cui avrebbe potuto raccontare all'amica ogni dettaglio sulla cena della vigilia, sicura che avrebbe trovato in lei una appassionata ascoltatrice. Non si era sbagliata.
«Ripeti, ripeti, ripeti» gorgheggiò l'umana con il suo tipico accento francese mentre gli occhi le brillavano per l'eccitazione.
«Il Rettore D'Elena in persona ha anticipato che quest'anno, al Veglione, saranno invitati, oltre alle solite personalità, anche gli ufficiali della Federazione di ogni ordine e grado non impegnati in missioni ad alta priorità.»
Chantal sospirò con aria sognante. Ysaahi continuò incapace di trattenere l'entusiasmo. «Quelli che ho visto alla cena non sono male ma se il Puffo ha detto il vero, il Veglione sarà terreno di caccia grossa.» Chantal sospirò di nuovo. «Roba da non credere. Mi hai veramente contagiato con questa tua ricerca dell'anima gemella.»
«Le occasioni per conoscere ufficiali della Flotta non sono tante, questa non possiamo assolutamente sprecarla. Dì un po’, quanti saranno i capitani in servizio attivo?»
«Non saprei ma anche un comandante potrebbe fare al caso nostro.»
«Valutiamo anche i tenenti: non è poi così difficile fare carriera e il tenente di oggi potrebbe essere il capitano di domani.»
«E un guardiamarina? Pensi che potremmo accontentarci di un guardiamarina?»
«Se è giovane e bello direi di non andare troppo per il sottile.»
«Solo se lo sguardo è fiero…»
«E le spalle larghe…»
«E il sedere…»
«Chantal!»
«Dobbiamo lavorare sugli aspetti essenziali: vestito, accessori, acconciatura e make-up. Un buon risultato nasce da una buona pianificazione.»
Nel salottino adiacente alla mensa, Chantal afferrò una rivista dalla pila che Ysaahi aveva appoggiato sul tavolino. «Perfettamente d'accordo. Per il vestito ho già delle idee ma i capelli proprio non so da che parte prenderli.»
«Io sono disperata. Ho già valutato almeno una cinquantina di modelli ma non trovo nulla che mi soddisfi. Quelli che mi piacciono costano tutti un'esagerazione.»
«E i saldi cominceranno solo dopo le feste. Chi ha inventato questa cosa è un sadico. Che ne dici di un taglio orientale» chiese mostrandole il paginone centrale di Coiffeur. Ysaahi piegò la testa da un lato, studiando l'immagine: «Naaa, farebbe a pugni con il tuo nasino all'insù. Taglio classico, caschetto alla francese ma con colpi di luce colorati. Di che colore è il vestito?»
«Blu oltremare.»
«Fantastico!» esclamò Ysaahi, porgendole una nuova immagine. «Riflessi blu elettrico. Sui tuoi capelli corvini staranno una meraviglia.»
Chantal studiò la fotografia, guardandola come se si guardasse allo specchio. «Uhm, sì, potrebbe andare. E per te che ne dici di questo vestito viola?» aggiunse, dispiegando il paginone centrale di Vogues. «Ha il colore dei tuoi occhi, staresti un incanto. Certo è un po' audace» commentò, guardandolo con più attenzione, «ma tu puoi permettertelo.»
«Sarebbe perfetto» mormorò Ysaahi con aria sognante, poi tornò con i piedi per terra. «Ma costerà un patrimonio!»
L'amica ridacchiò. «Guarda bene, Ysa. Quella che hai in mano non è la rivista originale ma un clone. E' un discount di falsi d'autore: pubblicizza copie dei modelli originali talmente perfette che nemmeno il loro creatore riuscirebbe a distinguerle. E i prezzi» aggiunse porgendole il modulo d'ordine, «sono veramente ridicoli.»
Ysaahi non poteva credere ai suoi occhi. «Chantal, sei un mito. E questo vestito è semplicemente…» «… strepitoso, vero!» La francesina era visibilmente soddisfatta. «Allora è deciso. Adesso, dove le troviamo delle scarpe con un tacco così alto da far girare la testa a tutta la sala?»
«Insomma, vuoi smetterla di perseguitarmi con questi messaggi? 'Ti prego, aiutami', 'Da sola non posso farcela', 'Ho bisogno del tuo aiuto'. Perché dovrei aiutarti? E a fare cosa, poi? A trovare un marito? Cosa ti fa pensare che io possa fare qualcosa?»
Ysaahi era visibilmente contrariata. Davanti a lei Cent'Ant, una alfacentauriana del suo stesso corso, non si scompose. «Vi ho sentito parlare in mensa ieri sera, tu e quella terrestre. Sembrate avere le idee molto chiare e siete molto sicure di voi stesse mentre io…» mormorò, abbassando gli occhi.
«Adesso non cercare di impietosirmi» la interruppe la denobulana che, vinta dalla curiosità, assunse un atteggiamento decisamente meno ostile. «Ammetterai che non capita tutti i giorni di ricevere una richiesta come la tua.»
«In fondo ti ho solo chiesto di potermi unire a te nella ricerca di un ragazzo. Credevo che le terrestri cacciassero in gruppo… »
«Mentre le denobulane preferiscono farlo da sole: abbiamo più prede da conquistare e la concorrenza è spietata.»
«Ragione di più per affidarmi ad una esperta come te» rincarò Cent'Ant, sferrando un altro colpo alle già precarie difese della denobulana. Visibilmente compiaciuta, Ysaahi fece la domanda cruciale. «Ma perché è così importante per te fidanzarti entro - come l'hai chiamata? - l'Epifania, con un ufficiale della Flotta?»
L'alfacentauriana le si avvicinò parlando sottovoce e guardandosi intorno come a controllare che nessuno le spiasse. «C'è di mezzo una eredità, capisci? Mio nonno era un tipo eccentrico, non ha mai approvato che io scegliessi la carriera militare al posto della famiglia. Ci ha lasciati qualche settimana fa, dopo lunga e serena vecchiaia, e ha lasciato delle assurde disposizioni testamentarie: se non concludo un fidanzamento ufficiale entro quella data, perdo ogni diritto alla mia parte. E stiamo parlando di un bel gruzzoletto. Te ne offrirei una parte per ringraziarti del tuo aiuto, se non fossi sicura di offenderti» Ysaahi deglutì il commento che stava per lasciarsi scappare, «e io ho bisogno di quei soldi per poter continuare a frequentare l'Accademia. Il Veglione di Capodanno è la mia ultima speranza per concludere qualcosa ma da sola non posso farcela, ho un disperato bisogno del tuo aiuto!»
«Mi stai dicendo che le credi?» chiese A.J. spalancando gli occhi.
Ysaahi si strinse nelle spalle. «Perché no? Potrebbe anche essere vero.»
«Non è possibile!» Il ragazzo si agitò sulla poltroncina, incapace di trattenere il proprio disappunto. «E' una delle scuse più vecchie della storia anzi, è talmente arcaica che non la usa più nessuno. Non puoi essere sempre così ingenua…»
«E tu non puoi essere sempre così noioso» ribatté lei, seccata da tutte quelle esternazioni. «Comunque non è importante, non ho certo intenzione di aiutarla.»
«Ah, no? Ma io pensavo…»
«Il fatto che ritenga la sua storia plausibile, forse anche interessante, non implica che io sia disposta a fare ciò che mi chiede. E perché poi? Perché possa farmi concorrenza? Distrarmi dal mio obiettivo? Mettermi i bastoni tra le ruote?»
«Ecco, così ti riconosco» commentò l'amico, visibilmente tranquillizzato.
«Io ho una missione da compiere: devo abbordare un ragazzo, cercare un fidanzato, trovare un marito…»
«Va bene, calmati, ho capito.»
«…non ho tempo per tutte le ereditiere che bussano alla mia porta chiedendo aiuto. E chi sono io? Babbo Natale, eh?»
Ripensando alla foto di Ysaahi con barba e berretto, così come era apparsa sul sito dell’Accademia, A.J. preferì non commentare.
«Mi sembra di impazzire!» esclamò A.J. appoggiandosi al tavolo con una tale forza da rischiare di rovesciare la sua bibita. «Come sarebbe a dire che hai deciso di aiutarla?»
Ysaahi sbocconcellò il suo snack dietetico. «E' semplice: se non puoi batterli, unisciti a loro.»
«Ma se l'altro giorno dicevi…»
«L'altro giorno non è oggi e una persona intelligente sa quando è il momento di cambiare strategia. L'ostruzionismo ha fatto il suo tempo.»
«E…» suggerì lui, invitandola a proseguire. Ysaahi non faceva mai nulla senza un motivo, doveva esserci dell'altro. Lei lo guardò di traverso: odiava essere un libro aperto.
«E poi ho scoperto che ha messo gli occhi sul capitano Ran Brno» disse, ridacchiando. «E' proprio innamorata, poverina, figurati che passa le giornate a sospirare guardando la sua fotografia.»
«Vuoi dirmi che ti sei commossa davanti all’intensità di un tale sentimento?»
Ysaahi scoppiò a ridere. «Ma che commossa e commossa, puro tornaconto personale. Se c'è una persona che non mi interessa è il capitano Brno. Se lo prenda, le do anche una mano, purché mi lasci campo libero con il resto del branco. Forse non l’hai notato ma Cent’Ant è una discreta bellezza: meglio non rischiare di averla come concorrente.»
«Adesso è tutto più chiaro» disse il ragazzo, non del tutto convinto. «Però potresti cercare di sfruttare la situazione a tuo favore: tu dai una mano a lei con il suo capitano, e lei dà una mano a te ad accalappiare qualcuno.»
«A.J., questa è un'idea cretina anche per te. E ciò non fa che rafforzare la teoria secondo la quale tutte le mie idee sono geniali. ¹ »
«Prego?» chiese lui, disorientato.
«Paradosso di Hempel» spiegò Owen, sedendosi al loro tavolo, «la dimostrazione dei limiti del procedimento logico induttivo. Ho dovuto studiarmelo visto che Ysaahi sembra apprezzarlo» spiegò al povero A.J. che lo guardava come si guarderebbe un pazzo. «Non ho potuto fare a meno di ascoltare. Come mai hai deciso di mettere una croce sopra al capitano Brno?» chiese, rivolto alla denobulana. «Lo conosci?»
«Quanto basta per evitarlo. Prima di tutto è capitano più di nome che di fatto: dev’essere imparentato con qualche pezzo grosso. E poi è un Exacerbiano. Sono umanoidi ma hanno delle strane usanze: la loro cerimonia nuziale dura una settimana durante la quale gli sposi devono vivere in assoluta solitudine e restare in silenzio, seguiti solo dalla loro guida spirituale ². Nemmeno per sposare un ammiraglio sarei disposta ad affrontare una tortura simile. Ehi, cos'è questo gorgoglio?» chiese, distratta da uno strano rumore.
«Dev'essere il mio stomaco, ho una fame. Non è che avresti qualcosa da mangiare?»
«Sai che sono a dieta: se non sto attenta non entrerò mai nel vestito che ho scelto.» Frugò distrattamente nello zainetto ritrovandosi con un paio di snack tra le mani.
Gli occhi di A.J. si illuminarono. «Accidenti, un vero Happy Harvy» disse, allungando la mano, ma Ysaahi gli sottrasse la preda da sotto il naso.
«Ehi che ti prende?» piagnucolò con voce querula. «Quella roba non ti piace nemmeno.»
«E mi chiedo come faccia a piacere a te» sentenziò lei, studiando la confezione. «Metà di questi ingredienti devono essere tossici, l'altra metà cancerogeni.»
«Appunto, dalla a me, che mi sacrifico volentieri.»
«Contribuirò al tuo sacrificio ma ad una condizione: voglio che tu accompagni Cent'Ant al centro commerciale. Deve fare degli acquisti ma io ho bisogno di tempo per organizzare la mia serata. ³ »
«Al centro commerciale? Ma sei matta? Perché non lo chiedi a Owen?»
«Ah, no, no, no» disse lui, alzandosi come un fulmine. «Devo preparare i bagagli e sono già in ritardo.»
Ysaahi lo guardò con espressione strana. «Allora è vero, non ci sarai per il veglione… »
Owen scosse il capo. «Quest'anno no. I miei genitori mi ha chiesto di passare le feste con loro e non ho saputo dire di no.»
«Sentiremo la tua mancanza» mormorò lei, senza guardarlo negli occhi.
«Sentiremo?» disse, piegandosi verso di lei. «O sentirai?» le sussurrò in un orecchio. Le sfiorò la mano e si allontanò senza aspettare una risposta.
Lei sospirò, riportando lo sguardo su A.J., ma erano due occhi di ghiaccio quelli che si puntarono sul giovane umano.
«Se mi vede Janet sono finito» si lamentò questi, in un estremo tentativo di impietosirla.
«E tu cerca di non farti vedere» tagliò corto la denobulana. «Allora, accetti? Se hai bisogno di un incentivo, sappi che al bar le barrette di salsa sono finite e gli Happy Harvy arriveranno solo dopo le feste.»
«Mi avrai sulla coscienza» sentenziò A.J. strappandole le confezioni dalle mani.
Sul viso di Ysaahi si dipinse un sorriso perfido. «Correrò il rischio.»
«Non ci posso credere, guarda che meraviglia» esclamò Chantal trascinando Ysaahi dietro una colonna. «Che dici, il trucco è ancora a posto?» chiese, specchiandosi in una vetrata.
Ysaahi annuì. «Con quello che abbiamo speso per questo 'tenuta perfetta' mi stupirei se sbavasse anche solo di una virgola. E il mio vestito? Sei sicura che cada bene? Me lo sento così strano?»
«E' solo un'impressione, non sei abituata a portare la gonna lunga. Ti sta d'incanto. Ma non hai visto come ti guardava quel guardiamarina?»
«Ho notato» confermò Ysaahi con un certo compiacimento, «ma gli scartini si tengono solo a fine serata. Prima puntiamo ai pezzi da novanta.»
«A me non dispiaceva il sottotenente vicino alla colonna grande: credo che farò un tentativo. Mentre per te, vediamo cosa possiamo trovare… Laggiù, a ore due: è un capitano, quello che vedo?»
«Solo un comandante, ma è belloccio forte. Là a sinistra?»
«Direi un sottotenente, ma è sposato, ha la fede.»
«Quello dietro di lui?»
«Capitano, ma potrebbe essere tuo padre.»
«Al tavolo degli aperitivi?»
«Un tenente, ma sta parlando con De Leone e questo basta a screditarlo.
«E' De Leone quello? Accidenti, vestito così non l'avevo riconosciuto. Mica male.»
«E' già sposato.»
«E allora?»
«Come allora! Se è già sposato è fuori gioco.»
«Ah, già. Dimentico sempre questa fastidiosa monogamia degli umani. Che ne dici del biondino che sta entrando ora?»
«Ysaahi, ma cosa hai bevuto? Quello è A.J.!»
«Quello?» chiese la denobulana strizzando gli occhi. «Eh sì, è proprio lui. Accidenti è proprio carino. Peccato abbia quella cozza di Janet aggrappata al braccio. Ha forse paura che glielo rubino?»
«Hai visto Sheeba che splendore?» la distrasse Chantal, indicando la caitiana al centro della sala, inguainata in un abito verde smeraldo che faceva risaltare il suo pelo fulvo. «Felix la sta marcando stretta.»
«Se riesce a farsela scappare è un vero idiota. Insomma, al momento la preda più appetibile rimane il comandante belloccio a ore due. Vado ad invitarlo a ballare.»
«Ysaahi, ma non si fa: devono essere loro ad invitarti.»
«E chi l'ha detto? Se aspetto che qualcuno mi inviti, rischio di fare tappezzeria come l'anno scorso. Ho tre mesi di corso di ballo da mettere a frutto e non ho intenzione di perdere neanche un minuto.»
«E la tua palla al piede?»
«Chi, Cent'Ant? Non si è ancora vista ma tu non evocarla: forse è rimasta chiusa nel bagno delle signore.»
«Il bagno delle sig… Ora capisco a cosa ti serviva quel sensore modificato che hai sottratto al laboratorio.»
Ysaahi sogghignò. «Un piccolo incidente può capitare a chiunque. Bene, Chantal, io mi butto: 'Ognuno per sé e Dio per tutti' e 'à la gare comme à la gare'»
«Si dice 'à la guerre comme à la guerre'» la corresse l'amica. «Ma che c'entra?»
«Niente ma qualcosa dovevo pur dire per darmi la carica e questo aveva un bel suono. Avanti, Savoia!» esclamò, gettandosi nella mischia.
«Anche questo immagino avesse un bel suono» commentò tra sé la francesina. Sistemò un ricciolo ribelle, diede un’ultima controllata al trucco e partì a sua volta, a caccia della sua preda.
Quando Joan Maxwell fece il suo ingresso nella sala, tutti gli uomini, o meglio, tutti i maschi umanoidi presenti girarono gli occhi verso di lei. Indossava con grande eleganza un abito rosso acceso bordato di strass, che ammiccavano ad ogni suo movimento attirando l'attenzione sul generoso décolleté e sul notevole spacco della morbida gonna. Un tacco vertiginoso aumentava la sua già notevole altezza, esaltandone il portamento sicuro ed elegante; l'acconciatura perfetta, il trucco marcato ma fine, i gioielli pochi ma preziosi facevano di lei una delle donne più seducenti che si fossero mai viste. Si presentò da sola, quasi a sottolineare la sua intenzione di trovare un cavaliere tra quelli disponibili in sala; e la risposta non si fece attendere. Più di uno si affrettò a porgerle il braccio per accompagnarla al buffet; lei ebbe per ognuno un sguardo allusivo ed un sorriso intrigante, poi accettò l'offerta del Rettore D'Elena, sufficientemente al di sopra delle parti per permetterle di non scontentare nessuno, dandole ulteriore tempo per valutare i pretendenti.
In un angolo appartato, Ysaahi e i suoi amici rimasero senza parole.
«Ragazzi, avete visto che roba?» A.J. non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Ysaahi gli diede una gomitata: «Avanti A.J., riarrotola la lingua: sembra che tu non abbia mai visto una donna.»
«Quella non è una donna, è uno schianto.»
«Beh, sì, è passabile, se ti piace il genere» concesse la denobulana. Cercò l'approvazione di Sheeba e Chantal ma le due amiche avevano l'aria di cani bastonati. «Andiamo, ragazze, state scherzando? Che fastidio ci può dare quella carampana? Avrà sicuramente un target diverso dal nostro.»
«Ne sei proprio sicura?» chiese Sheeba, dubbiosa, fissando il giovane comandante che si era lanciato verso la donna offrendole una coppa di champagne mentre un prestante ammiraglio tentava di intrattenerla in amabile conversazione.
Chantal era affranta: «Con lei in sala non ce n'è per nessuno.»
«Ma non era fidanzata con Paul Foster?» chiese Ysaahi, dubbiosa.
Dietro di lei, un umano non più tanto giovane ma decisamente interessante sbuffò sonoramente. «Ancora questa storia?» disse, con voce rassegnata. «Dopo cinque anni? Non posso crederci, è proprio vero che certe voci non hanno mai fine.»
«Ti dico che è radioattiva» sentenziò Viskas, fissando il suo analizzatore tascabile. Effettivamente, la ciliegia candita che decorava il cocktail di benvenuto aveva un colore tutt'altro che rassicurante: un rosso fluorescente accompagnato dal tipico odore di coccoina. «Qualcuno sta cercando di avvelenare tutto l'alto comando.»
«Felix, ti prego» miagolò Sheeba, «non ricominciare con questa storia del complotto. Non siamo sul set.»
«Hai mai visto un ciliegia di quel colore?»
«Se è per questo non ho mai visto una ciliegia! Ma ti sembra che, con tutte le cose che si possono avvelenare, proprio alla ciliegina devono pensare?»
«Chi può dire di conoscere veramente gli oscuri piani dell'OROSCOPO?» disse Ysaahi avvicinandosi alle loro spalle.
Sheeba sbuffò, esasperata. «Ysaahi, maledizione, ti ci metti anche tu a dargli corda?»
Lei si strinse nelle spalle. «Io dico che è solo una decorazione, non si mangia.»
Al suo fianco, Tarf cominciò a tossire: «Io l'ho mangiata!»
«Anch'io» rincarò Grahan.
«E io pure.»
«Meraviglioso! Finiremo tutti in infermeria con una intossicazione alimentare. Pensa le risate che si faranno quando scopriranno che siamo stati così tonti.»
«Non saremo gli unici» commentò Ysaahi osservando il contrammiraglio Garf deglutire la sua ciliegia e quelle rubate da alcuni calici abbandonati sul tavolo.
Stavano ancora facendo delle valutazioni sul grado di tossicità del candito quando Cent'Ant piombò su di loro come un falco. «Adesso basta con queste sciocchezze, siete tutti paranoici? E' solo un candito di seconda scelta. La festa è cominciata e io non sono ancora riuscita a parlare con il mio uomo. Ysaahi, vuoi deciderti a fare qualcosa?»
«Non c'è speranza, non si accorge di me, non riesco ad attirare la sua attenzione» piagnucolò Cent'Ant, accasciandosi su un divanetto.
Ysaahi era disperata: era appena riuscita a catturare lo sguardo di un bel pezzo di ufficiale apparentemente libero e desideroso di fare nuove conoscenze, che l'alfacentauriana l'aveva trascinata via spezzando l'incantesimo. Era la terza volta in meno di un'ora. «Può darsi che tu non sia il suo tipo» disse, cercando di non perdere di vista la sua preda. «Non potresti prendere in considerazione un altro candidato?»
«O lui, o zitella per sempre!» esclamò, Cent'Ant ricacciando indietro le lacrime. «Ysaahi, tu devi parlargli!»
«Parlargli? Io? E che gli dico?»
«Troverai sicuramente le parole giuste: tu hai una parlantina irresistibile…»
«Ma non ci sono parole per conquistare un uomo o meglio» si corresse, «non ci sono per conquistarlo in nome di un'altra.»
«Sciocchezze, pensa a Cyrano.»
«Quella storia è finita male. Ma perché non gli parli tu? Vai là, lo guardi negli occhi e gli dici che è l'uomo della tua vita.»
«E se mi rifiuta? E se si mette a ridere? Sento che non potrei sopportarlo. Andiamo, Ysaahi, per te è una cosa da nulla. Ti pregotipregotiprego…»
Ysaahi valutò la situazione. «Se lo faccio, prometti che poi mi lascerai in pace?»
«Promesso.»
«Qualunque risposta dovessi ottenere?»
«Croce sul cuore dovessi morire, però mi devi promettere una cosa: non una parola sull'eredità.»
«Non una parola sulla… Oh, andiamo, è una parte importante della tua vita, lui ha il diritto di sapere.»
«Su questo non transigo: non potrei vivere con il dubbio che mi abbia accettata solo per i miei soldi. Oh, Ysaahi, la mia felicità è nelle tue mani.»
Ysaahi si era aspettata l'ennesima scena madre della serata, qualcosa del tipo: «Cosa crede, di potermi comperare con un po' di soldi? Non sono merce di scambio!»
Invece il capitano Brno accolse la notizia con un silenzio meditabondo. Anzi, l'ombra di un sorriso sembrò dipingersi sul suo viso man mano che i secondi passavano. La denobulana non sapeva cosa pensare ma non voleva certo interrompere quello che, inaspettatamente, sembrava un silenzio promettente.
Fu il capitano a riprendere la conversazione. «E così» disse, studiando la sagoma di Cent'Ant dall'altro lato della sala, «quella povera ragazza rischia di offendere la memoria del defunto non potendo soddisfare i suoi ultimi desideri…»
«E ne soffre terribilmente» azzardò Ysaahi con circospezione. «Non è facile trovare un vero cavaliere sul quale contare nei momenti di difficoltà.»
«Chissà quanti cacciatori di dote già se la contendano…»
«La notizia non si è ancora sparsa ma è questione di poco, i tempi sono stretti. Certo che se un vero uomo si facesse avanti per primo…» lasciò intendere, speranzosa.
«…metterebbe al riparo la poverina dalle canaglie che potrebbero approfittare di lei. Le mi scuserà, cadetto,» disse, dimentico delle avance che le aveva fatto fino a poco prima, «ma sembra che la mia presenza sia richiesta altrove.» Un attimo dopo, era già vicino al divanetto dove l'alfacentauriana stava, almeno apparentemente, esalando il suo ultimo respiro.
Era già tardi quando le luci psichedeliche e le danze scoppiettanti lasciarono il posto ai lenti e alle luci soffuse. Appoggiata ad una colonna, Ysaahi abbracciò con uno sguardo la grande sala: Janet ed A.J. ballavano dolcemente abbracciati al centro della sala, così come Sheeba e Felix. In un angolo Cent'Ant e la sua nuova conquista amoreggiavano senza ritegno. Chantal ancora parlava vicino al buffet ma da come lei e il suo interlocutore si passarono una tartina, Ysaahi valutò che non avrebbero parlato ancora per molto. Solo lei sembrava essere rimasta sola. Accidenti, aveva parlato con tante persone, gettato tante esche poi, sul più bello, quando era arrivato il momento di ritirare le reti, Cent'Ant e le sue scentate avevano rovinato tutto. Tanta fatica per nulla. Tutte le sue aspettative distrutte, i suoi sogni svaniti; un'occasione sprecata: avrebbe mai trovato l'ufficiale che cercava? Improvvisamente, sentì la mancanza di Owen: cosa gli era saltato in testa di andare a passare il Capodanno con i suoi? Sconsolata, si sistemò il vestito, cercando di darsi un contegno.
«Ti sta molto bene, sai?» disse una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare. Si voltò di scatto, per trovarsi faccia a faccia con il più incredibile paio di occhi azzurri che avesse mai visto. Uno dei camerieri, un umano alto e ben piazzato, con l'abbronzatura che risaltava sulla livrea chiara, si era materializzato alle sue spalle.
«G… Grazie!» balbettò, ipnotizzata da quegli occhi chiari e da quel sorriso accattivante.
«Scusa, non volevo spaventarti» aggiunse lui, mortificato.
«Adesso mi dirai che mi hai visto tutta sola e che non vedevi l'ora di consolarmi» ribatté Ysaahi con tono fin troppo tagliente. Lui non sembrò farci caso.
«Per la verità, ti ho notata fin dall'inizio della serata ma ero di servizio e non potevo intrattenermi con gli invitati.»
Strano approccio. Incuriosita, lo invitò a continuare. «Mentre ora…»
Lui guardò l'orologio. «Sono le due, il turno è finito. Ora anche a noi è permesso goderci le briciole della serata. Ho sperato con tutto il cuore che non te ne andassi troppo presto.»
Un po' banale… ma allora come mai il cuore aveva cominciato a batterle all'impazzata? Tentò di riportare la conversazione su un terreno neutro. «Bene, io mi chiamo…»
«Ysaahi, lo so. Cadetto della Flotta al secondo anno di accademia. Tutti gli ospiti sono registrati, per ragioni di sicurezza, così mi sono informato. Te l'ho detto di averti notata da un bel po' di tempo» aggiunse, ridendo dello sguardo sorpreso di lei. «Io sono Serge, studio diritto intergalattico all'accademia… »
«Un diplomatico?» lo interruppe lei senza riuscire a nascondere la sua sorpresa.
«Aspirante tale. Sono quasi alla fine ma il tirocinio è ancora lungo: spero un giorno di riuscire a realizzare il mio sogno.»
«Ma io pensavo…»
«… che fossi solo un cameriere?» Sorrise, ed Ysaahi ebbe la sensazione che il mondo cominciasse a girare. «Vedi, è tradizione che i camerieri - noi li chiamiamo gli assistenti di sala - del Veglione di Capodanno dell'Accademia della Flotta siano volontari scelti tra gli studenti dei più prestigiosi istituti della Federazione. Vedi quel vulcaniano che sta riordinando i tovaglioli laggiù, sulla destra? E' uno dei più brillanti studenti dell'Accademia delle Scienze. E quella ragazza che sta sistemando le bottiglie sull'altro lato? Frequenta il primo anno del mio stesso corso di studi.»
«Ma perché… »
«E me lo chiedi? Non faresti anche tu carte false per essere qui, stasera, con le persone che guidano il nostro destino o che lo faranno domani?»
Ysaahi lo fissava, attonita. «Lo sai che non è facile farmi rimanere senza parole? Se volevi fare colpo, ci sei riuscito.»
«Era proprio quello che volevo sentirti dire. Vuoi ballare?» chiese, porgendole la mano.
Lei non ebbe bisogno di pensarci nemmeno un secondo. «Era proprio quello che speravo che tu dicessi.»
Note
¹ Paletto numero 3: il cadetto cita un famoso paradosso, ovviamente adattato alla situazione. Il nome dell’inventore compare subito dopo.
² Paletto numero 1: viene brevemente descritta la cerimonia di una razza aliena (inventata).
³ Paletto numero 2: il cadetto scambia una barretta di salsa yamok (e un Happy Harvy, che è sempre uno snack a base di salsa yamok) con ‘qualcosa’ di utile ad entrambe le sue missioni: aiutare Cent’Ant e dedicarsi alla sua caccia.