Sul momento, Ysaahi pensò di essersi dimenticata di una esercitazione di evacuazione globale. Immobile su un lato del corridoio, guardò la massa dei cadetti scorrerle davanti per poi disperdersi nei corridoi alle sue spalle; alcuni camminavano velocemente, altri correvano senza ritegno; sul viso di ognuno, una inequivocabile espressione di terrore.
La giovane denobulana provò una insolita inquietudine: cosa diavolo stava succedendo? Da cosa stavano scappando i suoi compagni, perché era evidente che si trattava di una fuga?
Qualcuno la afferrò per un braccio: «Ysaahi, cosa fai lì impalata? Scappa, finché sei in tempo!;»
Si voltò con il cuore che le batteva all'impazzata. «A.J., mi hai fatto venire un colpo!» esclamò, riconoscendo l'amico. «Ma si può sapere che ti prende?»
In quell'istante, un urlo isterico echeggiò tra le pareti, reggelandole il sangue. Era Chantal, che le passò a fianco correndo a perdifiato. Dietro di lei, la squadra 17 stava battendo ogni record di velocità.
«Via! Fuggi!! Scappa!!!» le gridarono Tarf, Grahan e Sheeba senza rallentare. Ysaahi barcollò, strattonata da A.J.
«Avanti, vieni via, non c'è tempo!» ma lei si liberò con uno strattone.
«Io non mi muovo finché non mi avrai spiegato cosa sta succedendo.»
Non era un allarme, nessuna sirena stava suonando e non c'erano stati annunci dagli altoparlanti. Forse un attacco batteriologico? Possibile che tutti fossero in preda ad allucinazioni? E perché non lei?
Un turbolift entrò in funzione in fondo al corridoio. A.J. divenne bianco come un cencio; guardò Ysaahi con occhi supplichevoli ma lei sostenne il suo sguardo.
«Se è questo che vuoi» disse A.J. con un sospiro, «ma poi non dire che non ti avevo avvisato.»
Un attimo dopo era sparito. La ragazza tornò a fissare lo sguardo sul turbolift: il movimento della luce sul display non lasciava dubbi. Qualcosa si stava avvicinando e nessuno sembrava avere il sangue freddo necessario per affrontarla. Fece qualche passo verso le porte ancora chiuse: se la situazione era così grave, perché nessun allarme era ancora suonato? Come mai la sicurezza non era schierata? Possibile che le forze di difesa dell'Accademia fossero state completamente neutralizzate?
Gli ultimi cadetti stavano abbandonando l'area a tutta velocità. Owen si parò tra lei e il turbolift: «Ysaahi, per l'amor del cielo, vieni via. Non c'è più tempo!»
La ragazza comincio a spazientirsi: possibile che fosse l'unica a non sapere cosa stesse succedendo? «Owen, mi vuoi spiegare? E non dire che ti sacrificherai affrontando il pericolo al mio posto…»
«Ma non ci penso neanche!» esclamò lui, lasciandola senza parole. «Ci sono cose che sono al di là delle mie possibilità.» Guardò con la coda dell'occhio il display dell'elevatore e fu scosso da un brivido. «Dammi retta, fuggi!» le gridò, scapicollandosi lungo il corridoio.
In un attimo era sparito, come tutti gli altri.
Ysaahi rimase sola.
Fissò il turbolift: stava per arrivare al suoi piano.
Portò una mano alla cintura ma non trovò quello che cercava: certo che no, non aveva ancora l'autorizzazione a portare il faser.
Ancora pochi secondi e le porte si sarebbero aperte.
Ysaahi fece un altro passo avanti. Se una minaccia incombeva sull'Accademia, affrontarla era il suo preciso dovere di cadetto. L'aveva già fatto, sventando i loschi piani di Lassi Thorsen, la spia. Era il momento di dimostrare che non si era trattato solo di fortuna.
L'ascensore si fermò al suo piano.
Ysaahi si preparò all'azione: c'era l'Academy da salvare e lei non si sarebbe tirata indietro.
Le porte si aprirono con un sibilo e dal turbolift uscì… Ahl Cobledick
Con la mano sinistra trascinava un grosso sacco di iuta, sul braccio destro teneva un ingombrante vestito rosso bordato di bianco. L'Istruttore puntò gli occhi sulla ragazza e le si fece incontro mentre un radioso sorriso gli illuminava il volto.
«Cadetto Ysaahi» gorgheggiò con voce melliflua, «è una vera fortuna che lei sia qui. Non avrei potuto sperare in un Babbo Natale migliore per la consegna dei regali di quest'anno. Presto, si infili il costume, prenda il sacco dei doni e mi segua. De Leone ci aspetta in aula magna… e non dimentichi il cappello!»
Ysaahi, impietrita per la sorpresa, non ebbe la forza di reagire. Mentre Cobledick si dava da fare per spiegarle come guidare la slitta all'interno della sala, si annotò mentalmente di valutare con più attenzione i consigli degli amici.
Sarebbe stato un lungo e faticoso Natale!
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TANTISSIMI AUGURI
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