Il CHAH-mooz-ee di Ysaahi è una pietra donatale quando ancora era una bambina, dal padre Mauran, musicista e compositore abbastanza conosciuto, al ritorno da uno dei suoi viaggi di lavoro.
"Se la osservi con attenzione" le aveva detto Mauran mostrandole la pietra, "potrai distinguere l'essenza della vita: la purezza dello spirito che racchiude ed esalta l'energia della materia.
La piccola Ysaahi lo aveva ascoltato affascinata, senza realmente capire il significato delle parole ma incantata dalla forma e dai colori della pietra, e trascintata dall'affetto e dalla smisurata ammirazione che nutriva per il padre. Quelle parole l'avevano colpita a tal punto da convincerla che la pietra avesse poteri magici.
Dal giorno del suo arrivo in Accademia, da quando cioè il portafortuna le era stato rubato assieme ai bagagli durante il rocambolesco viaggio da Denobula a San Francisco, non aveva mai smesso di rimproverarsi per averlo messo in valigia anziché al sicuro nelle sue tasche. Non l'avrebbe ammesso nemmeno con sè stessa ma era intimamente convinta che alcune delle sue più incredibili disavventure accademiche avessero avuto origine da quella sventurata perdita.
Qualche mese prima, mentre con Serge curiosava in un mercatino delle pulci, si era imbattuta in un monile che era la copia esatta della pietra perduta. Sorpreso dall'intensità della reazione dell'amica, il ragazzo non ci aveva pensato due volte e le aveva regalato il monile; da quel momento, Ysaahi e il suo CHAH-mooz-ee erano diventati inseparabili.
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