Cadetto YSAAHI

matricola numero 17

STIC Academy New Adventures
è; un gioco di ruolo dello STIC Star Trek Italian Club




C'ERA UN VOLTA…


«Portare a termine la simulazione?» esplose Viskas con tono irato. «Come facciamo a portare a termine la simulazione se questa non è la simulazione giusta?»

«Ti faccio notare che non è stata mia l'idea di ‘dare una smussatina ai parametri’» ribatté Ysaahi.

«Ma là fuori si saranno accorti che siamo finiti nel programma sbagliato!» obiettò Pel, cercando di placare gli animi. «Fermeranno la simulazione e ci faranno ricominciare dall'inizio…»

«…o ci butteranno fuori dall'Accademia per aver tentato di imbrogliare.»

«Abbiamo solo applicato fantasia e creatività: possono rimproverarci per questo?» si difese Viskas.

Un pesante silenzio calò improvvisamente sulla squadra; i tre si strinsero tra loro quasi che il contatto fisico potesse infondere un po' di sicurezza. Aspettarono diversi sequafu ma non successe nulla.

«La simulazione non si ferma» mormorò Pel, dando voce ai pensieri di tutti.

«Allora è fatta!» esclamò Viskas, fregandosi le zampe. «Dobbiamo solo portare a termine la simulazione sperando che, in questo modo, nessuno si accorga della manomissione.»

«Quando l'ho detto io mi sei saltato alla gola» replicò Ysaahi, stizzita ma corresse subito il tiro per evitare che Viskas esplodesse in nuove esternazioni: per una volta, il caitiano stava dicendo qualcosa di sensato. «Non vorrei sembrare ripetitiva» aggiunse, cambiando argomento, «ma… dove siamo finiti?»

La stanza dove si trovavano era avvolta nell'oscurità, rischiarata solo dalla luna piena che occhieggiava dalla grande finestra, aperta sui tetti di una grande città. Si distinguevano i profili di un grande armadio, un comò e tre letti.

«Una camera da letto» disse Pel, guardandosi intorno.

«Una stanza per bambini» aggiunse Ysaahi, notando i giocattoli sparsi ovunque. Viskas allungò una zampa dando un colpo ad un cavalluccio a dondolo che cominciò ad ondeggiare. «Roba terrestre, direi, neanche tanto recente.»

«Riesci a darci qualche informazione in più» chiese Ysaahi, vedendo che l'andoriana stava tentando di nuovo di accedere alla console del computer. Pel si strinse nelle spalle: «Niente da fare, siamo isolati. Dovremo cavarcela da soli.»

«Ma come possiamo portare a termine una esercitazione di diplomazia creativa nella camera da letto di tre bambini terrestri?»

«Forse convincendo i genitori ad aumentare loro la paghetta?»

«Ehi, esiste la paghetta anche su Denobula?»

«Perché, anche su Andoria…?»

«Certo, è considerata uno strumento educativo per abituare i giovani all'uso del denaro.»

«Anche da noi è così. In teoria dovrebbe insegnare il valore del risparmio e l'ottimizzazione delle spese…»

«…di fatto la si spende tutta a tempo di record.»

«E' così, è così!»

A fianco delle due ragazze, Viskas drizzò le orecchie arruffando il pelo. «Se lorsignore hanno finito di starnazzare» sibilò a bassa voce, guardando inquieto la finestra, «credo stia arrivando qualcuno.»

«Dalla finestra?» chiese Ysaahi, perplessa, seguendo lo sguardo del compagno.

«Presto» ordinò Pel, «nascondiamoci nei letti! Tre i letti, tre noi, vedete un modo migliore per passare inosservati?» spiegò, davanti alle occhiate perplesse degli altri due.

«E' una buona idea» confermò Ysaahi. «Se vogliamo proseguire con la simulazione dobbiamo cercare di capire cosa sta succedendo.»

«Veloci, arriva!» esclamò Viskas. I tre si tuffarono nei letti nascondendosi sotto le pesanti lenzuola.

‘Speriamo non guardi da questa parte’ pensò Ysaahi, notando le orecchie del caitiano e le antenne della andoriana che spuntavano da sotto le coltri in modo molto poco terrestre.

Non ci fu tempo per altre considerazioni. Un'ombra si materializzò sul davanzale della grande finestra, stagliandosi nitida contro la luna. Una forma umanoide, con le braccia piantate sui fianchi, le gambe divaricate; portava un'arma, un corto pugnale sul fianco destro. Dopo aver rivolto appena un'occhiata ai tre letti, l'essere entrò nella stanza con passo felpato.

Ysaahi riusciva a seguirne i movimenti con la coda dell'occhio: non era interessato a loro, sembrava cercare freneticamente qualcosa. Una piccola appendice volante si era staccata da lui e ora gli indicava con insistenza un assetto del grande comò. L'ombra si diresse da quella parte, dando loro le spalle.

'Avremmo dovuto accordarci su cosa fare' pensò mestamente Ysaahi, valutando la situazione, ma in quel momento un urlo beduino squarciò l'aria.

«Prendiaaaaamolooooo!!!» Era Viskas!

Il caitiano emerse dal suo giaciglio e, con un balzo felino, si attaccò alla schiena dell'intruso. Nonostante lo spevento iniziale, Pel e Ysaahi reagirono prontamente, scattando a loro volta per bloccare le braccia dell'umanoide. Lo trascinarono senza troppi complimenti in un angolo illuminato dalla luna, bloccandolo a terra per impedirgli di reagire. Ma quando lo girarono sulla schiena per vederlo in faccia non poterono credere ai loro occhi.

«Signor Cobledick!!!» esclamò Ysaahi riconoscendo l'inconfondibile volto dell'el-auriano. «Da quando va in giro passando dalle finestre?»

«Vestito come un giullare, per giunta!» rincarò Pel, studiando lo strano vestito verde dell'Istruttore.

«Ragazzi, ragazzi, che accoglienza festosa.» Cobledick non sembrava contrariato e stava ridendo. «Sapevo che le mie favole vi erano piaciute ma non pensavo fino a questo punto.»

I tre erano troppo stupiti per riuscire a dire una sola parola. «E ne racconterò altre, ma non ora» riprese Cobledick, cercando di rialzarsi. «Ho una missione molto importante da portare a termine e forse voi potreste aiutarmi».

«Missione? Quale missione» chiese Viskas con entusiasmo: quella parola poteva essere la soluzione di tutti i loro guai. Forse Cobledick avrebbe indicato loro la via da seguire per completare l'esercitazione in quello strano scenario casuale. Pel e Ysaahi lo aiutarono a rimettersi in piedi: decisamente non sembrava avere intenzioni ostili.

«Ho perso la mia ombra: Dovete aiutarmi a trovarla e a catturarla.»

Per l'ennesima volta, i tre rimasero a fissare l'el-auriano senza sapere cosa dire. Ysaahi fu la prima a riprendersi. «La sua ombra? Ma, signore…»

«Fate piano» la interruppe Cobledick. «La mia amica dice che si nasconde nel cassetto. Dobbiamo evitare che ci scappi, è molto sfuggente.» Così dicendo indicò il grande comò in fondo alla stanza, sopra il quale svolazzava irrequieta quella che sembrava una grande libellula luminosa.

Viskas, aiutato dalla sua visione notturna potenziata, fu il primo a riconoscere quella strana creatura. «Comandante Maxwell?!»

Seppur miniaturizzata e con un paio di grandi ali luccicanti, Joan Maxwell era inequivocabilmente lei: inguainata in un abitino verde simile a quello di Cobledick, sembrava una fatina, con tanto di bacchetta magica. Ma non era il tono di una dolce fatina quello con cui apostrofò il collega. «Coble, smettila di perdere tempo con i bambini e vieni a riprendere la tua ombra. Non possiamo passare qui tutta la notte!»

«Accidenti, è proprio lei!» commentò Ysaahi, ancora incredula. «Ma in che razza di simulazione siamo finiti?»

La sua domanda cadde nel vuoto mentre tutti si appostavano intorno al comò: uno aprì il cassetto, altri due afferrarono al volo l'ombra che tentava di fuggire, il quarto le diede una botta in testa poi, mentre era ancora tramortita, la ricucirono al corpo di Coble.

«Missione compiuta!» esclamò Coble, guardando con soddisfazione la propria ombra proiettata sul pavimento.

«Fantastico! Allora abbiamo finito!»

«Un po' strana come esercitazione diplomatica ma non ci stupiamo più di niente.»

«Beh, creativa lo è stata. Allora, possiamo andare?»

Coble fissò lo sguardo su quelle tre paia di occhi che lo guardavano con trepidazione, poi scoppiò in una grande risata. «E perché no? Maxwell, prepara la polvere di fata. Portiamo i ragazzi all'Isola Che Non C'è!»

I tre di fissarono perplessi. Ysaahi si strinse nelle spalle: «Forse è il nome che danno alla sala istruttori…»

Un attimo dopo stavano volando sui cieli della città, librandosi nell'aria senza navetta e senza tuta antigrav, solo grazie alla magica polvere di fata. Le luci scorrevano sotto di loro, allontanandosi sempre di più man mano che il loro viaggio proseguiva.

«Aiuto, ho paura!» continuava a piagnucolare Pel.

«Io soffro di vertigini» le fece eco Viskas.

«Tranquilli, adesso si romperà il simulatore e finiremo tutti col sedere per terra» li rassicurò Ysaahi. «Vorrei solo sapere dove ci sta portando…»

«Da nessuna parte, è una simulazione, siamo sempre nello stesso metro quadrato.»

«Felix, non è il momento di fare dei sofismi. Sai bene cosa intendevo dire.»

«Dovunque ci stia portando, spero di sentire presto terreno solido sotto i piedi.»

«E perché? Io comincio a prenderci gusto. Dai, facciamo come Cobledick: apriamo le braccia e lasciamoci portare dalla corrente, qualunque cosa sia. Avanti, cosa abbiamo da perderci? E' divertente.»

Chiusero gli occhi, e in un istante l'oscurità della notte fu sostituita dalla accecante luce del sole. Non stavano più volando sulla città ma sotto di loro c'era il mare. E in mezzo al mare, un'isola misteriosa.

«Guardate! Dev'essere l'Isola Che Non C'è!» esclamò Ysaahi, entusiasta, mentre il gruppo puntava in quella direzione.

«Là sulla destra c'è la Laguna delle Sirene mentre l'altro lato dell'isola è abitato dagli indiani» spiegò Coble. Stavano volando ma potevano sentirsi tra di loro come se stessero chiacchierando nella Rec Room. E l'isola si avvicinava velocemente.

«E' fantastica! Voglio conoscere il genio che ha programmato questa simulazione.»

«A parte la scelta opinabile delle facce dei protagonisti, tutto il resto è di un realismo incredibile.»

«Forse è solo un effetto dell’interazione delle due simulazioni: ci avevano avvertito che avremmo avuto a che fare con i nostri Istruttori…»

«E quello laggiù che cos'è?» chiese Viskas, indicando una sagoma che stava emergendo da una laguna poco distante.

«Andiamo a vedere» propose Ysaahi che ormai aveva preso padronanza con il volo ma Coble la trattenne. «Fermi, non avvicinatevi!» ordinò con voce insolitamente tesa. «Quella è la nave del capitano Vinsar!»

«Capitano? Ma non era Comandante?» chiese Pel, disorientata.

«Avrà fatto carriera: forse ci riesce solo nelle simulazioni» sogghignò Viskas.

Ysaahi li zittì. «Basta scherzare. Avete visto Coble? E' diventato improvvisamente serio. Che ci sia da preoccuparsi?»

Una esplosione assordate, seguita da una palla di cannone che passò a pochi metri da loro, fu una risposta sufficiente. Coble cominciò a fare grandi gesti. «Allontanatevi! Maxwell, porta i bambini al rifugio. A Vinsar penserò io!»

Sguainò la spada e si buttò in direzione del galeone mentre la fatina faceva del suo meglio per indicare agli altri la rotta da seguire. Ancora scossi per il pericolo scampato, i tre pensarono che fosse meglio seguire le sue indicazioni.

Il rifugio di Coble riservò ai tre compagni nuove, strabilianti sorprese. Mentre si avvicinavano, seguendo il capitano Maxwell nelle sue strane sembianze di fata, avevano avuto l'impressione che fosse abbandonato, ma ogni cosa si era improvvisamente animata non appena vi avevano messo piede. Decine di bambini erano emersi dal nulla, sbucando dalle rocce, dai tronchi, dalle fronde e dalle grotte; erano abbigliati nei modi più strani, alcuni portavano una spada di legno, altri un arco. Li avevano accolti con espressione ostile ma erano bastate poche parole della loro guida perché quegli sguardi torvi si mutassero in smaglianti sorrisi. Li avevano invitati ad entrare nel rifugio e li avevano rifocillati con cibo e bevande fresche. Ma la cosa veramente incredibile era che quei bambini assomigliavano come gocce d'acqua al personale non docente dell'Accademia.

«Quella faccia sono sicura di averla già vista» bisbigliò Pel, indicando con un cenno la bambina che stava giocando poco lontano.

«E' la copia di MoneyRenny» confermò Ysaahi, cercando di non farsi sentire. «Quello laggiù è tale e quale ad Arkaam Verano, il bibliotecario.»

«Dietro di te c'è Erminio Mola, il tuttofare che sta duellando con Syksy Rod, la segretaria»

«E quel bambino laggiù è tale e quale all'Inserviente che è venuto a ritirare i miei bagagli quando sono arrivata in Accademia.»

«Sembra il sogno di un folle…»

«… ma noi dobbiamo evitare di rimanerne intrappolati!» esclamò Ysaahi suonando la carica. «Allora, ricapitoliamo: grazie ad un brillante intervento del qui presente Viskas, la nostra simulazione si è mescolata con una favola di qualche genere, evidentemente rielaborata da una mente malata. Qualcuno di voi l'ha riconosciuta?»

Pel e Viskas scossero la testa. «Dev'essere una fiaba terrestre, materia sulla quale non siamo molto preparati. E' lo stesso, vorrà dire che dovremo improvvisare. Abbiamo verificato che non si riesce ad accedere al computer e neppure bloccare la simulazione. Non ci sono stati interventi dall'esterno quindi o non si sono accorti che non siamo nella simulazione prevista oppure anche loro non la riescono a fermare. In ogni caso, non ci resta che andare avanti.»

Pel confermò: «Le simulazioni hanno fine dopo un determinato periodo di tempo o quando si raggiunge l'obiettivo. Noi possiamo solo proseguire sperando di scoprire di che obiettivo si tratta.»

«Sperando che ce ne sia uno…»

«Quante chiacchiere» sbuffò Viskas, «non capisco perché continuate a farvi tante domande. Cobledick sembra essere il personaggio principale: basterà seguire alla lettera le sue indicazioni e, sotto la mia guida, arriveremo sicuramente alla fine.»

Le antenne di Pel fremevano per la rabbia. «Ha parlato mister 'so tutto'. Se non fosse stato per te…»

«Ragazzi, basta con le recriminazioni!» esplose Ysaahi, che ben conosceva il caratterino di Viskas. «Litigare tra di noi non serve a nulla piuttosto…»

«…piuttosto teniamo d'occhio questi inquietanti bambini» mormorò Pel, abbassando il tono della voce. «Sembra stia succedendo qualcosa.»

Infatti i bambini avevano interrotto le loro abituali attività e ora si stavano raccogliendo intorno ai tre cadetti. Non sembravano minacciosi ma erano tanti. Quando la sosia di una delle più comuni incarnazioni del computer centrale Yuki Huyu si fece avanti, Ysaahi si preparò istintivamente all'azione. Ma la bambina aveva soltanto una richiesta: «Ci racconti una fiaba?» chiese, con voce cristallina.

«Una fiaba! Una fiaba!» esplosero gli altri bambini. La coda di Viskas si arruffò, le antenne di Pel si tesero, il cuore di Ysaahi perse un colpo: ‘Mamma mia, che spavento!’ pensò, tentando di recuperare la calma: il grido dei bambini era assordante.

Maxwell svolazzò in mezzo al gruppo attirando l'attenzione: «Buoni, bambini, vi racconterò io una bella fiaba. Vi racconterò di quando ho insegnato tecniche di pilotaggio a quella classe di Gorn che non entravano nelle navette…»

«Ma le tue storie le conosciamo, parlano sempre di insegnanti e di capitani» pignucolò la piccola Huyu, facendosi avanti. «Noi vogliamo sentire qualcosa di nuovo. Voi siete dei cadetti,» disse rivolto ai tre compagni, «perché non ci raccontate la vostra storia?»

Viskas si agitò irrequieto: «No ci penso nemmeno, io non so raccontare delle storie.»

«Ma se sei così bravo a parlare a vanvera? Dov'è la tua parlantina, ora che serve?»

«Perché non racconti tu, che hai sempre la parola pronta?»

«Dai, Ysaahi,» la pregò Pel, «io non ho fantasia e Viskas… beh, se sta zitto è meglio.»

La denobulana non seppe darle torto. Si guardò intorno, lasciando correre lo sguardo sui Bimbi Sperduti che aspettavano con trepidazione, poi intonò una canzone.

Seconda classe a destra,
ogni mattina,
ma la meta non ti sembra più vicina
e non puoi sbagliare perché
sempre il massimo pretendono da te.
Giorno e notte ti spingono a studiare,
e sopra i libri
c’è tanto da sgobbare,
e ogni volta ti chiedi perché
sembra proprio ce l’abbiano con te.
E a pensarci, chi te l’ha fatto fare
Lo dicevano i tuoi, "I campi va a zappare!"
E chi è saggio, chi è maturo lo sa
Non è facile capitano diventar.

Quando Cobledick tornò, trovò Ysaahi senza voce, i bambini entusiasti e la fatina Maxwell mortalmente offesa per essere stata scavalcata nel suo ruolo di cantafiabe. L'el'-auriano sembrava soddisfatto: «Come premio per aver intrattenuto i miei Bimbi Sperduti ti porterò a vedere la nave del Capitano Vinsar!»

Ysaahi era entusiasta all'idea. Viskas fece una controproposta: «Pel e io andiamo a dare un'occhiata al villaggio indiano. Se dobbiamo scoprire l'obiettivo di questa simulazione,» spiegò, «è meglio se ci dividiamo.»

Pel approvò. «Tu con Cobledick sei al sicuro» disse rivolta alla compagna, «e noi siamo in due. Comincio ad averne abbastanza di questa simulazione: prima scopriamo come uscirne e meglio è!»

Ysaahi concordò su tutta la linea e con gioia si accodò a Coble alla volta del galeone pirata: non lo avrebbe mai ammesso apertamente ma moriva dalla voglia di vedere che tipo fosse l'Istruttore Vinsar in questa pazza simulazione.

Non dovette attendere a lungo: e Vinsar non fu la sola faccia che riconobbe nel manipolo di pirati sbarcati nella baia con la scialuppa.

Shermann! Questo silenzio cos’è?
Sveglia! Tutti a rapporto da me!
Marok, dannato orecchie a punta,
possibile che nessuno si muova?
Ma sono o no il comandante
Di questa lurida nave?
Di questa lurida nave…
Sono o non sono il capitano Vinsar?
E allora quando vi chiamo,
lasciate tutto e correte
e fate presto perché
chi arriva tardi lo sbrano!
Avanti chi mi dà
Notizie dell’el-auriano?
Lo voglio vivo però
Quando l’acchiappo non so
Che cosa gli farò!

Lo spettacolo era una delle cose più ridicole che la denobulana avesse mai visto ma il viso scuro di Cobledick la trattenne dal mettersi a ridere a crepapelle.

«Hanno rapito la figlia del Grande Capo Alena D’Elena» disse, indicando una figura incatenata ad una roccia. «Quando salirà l'alta marea, per la principessa non ci sarà scampo.»

Ysaahi guardò meglio quella che le era sembrata una pianta acquatica avvinghiata alla roccia e riconobbe… la dottoressa Leneorat.

«Devo liberarla!» esclamò Coble, preparandosi all'azione. «Tu rimani nascosta: sono tanti e non posso pensare anche alla tua incolumità.»

In un altro momento, Ysaahi avrebbe fatto il diavolo a quattro pur di partecipare all'azione ma questa simulazione era talmente pazzesca e l'esito così incerto che preferì seguire le indicazioni della sua guida. «Non devo dimenticare che c'è una esercitazione da portare a termine» continuava a ripetersi mordendo il freno.

E così dovette accontentarsi di fare da spettatrice mentre Coble combatteva contro i pirati, metteva fuori gioco Shermann e Marok, liberava la principessa e riduceva a mal partito il Capitano Vinsar, che rischiò di finire nelle fauci di un grosso Gorn. Ysaahi non sapeva che quei lucertoloni ticchettassero…

Non lo sentite? Che strano zampettio!
E' il primo allarme, poi dopo arrivo io!
Non voglio alcun vantaggio
ma non è per coraggio
è perché sono il più cattivo…
E mi diverte, il fatto d'inseguirvi
ci provo gusto, mi piace tallonarvi
non vi do tregua mai!
Perciò poveri voi! Restate in guardia
che sta arrivando il vostro
go-go-go-go-gorn mandrillo! Sono diplomato
ed insegno ritmo, ballo, sono un maestro!

‘Per fortuna che questo Cobledick sembra sapere il fatto suo’ pensò Ysaahi mentre, con l'elauriano, riportava la dottoressa Leneorat… ehm, la principessa Leneorat all'accampamento indiano. Era frastornata da quello scenario surreale: si rendeva conto che i suoi pensieri non erano lucidi, le sue reazioni rallentate. Si chiese se anche i compagni stessero vivendo quelle pericolose sensazioni. Quasi a conferma dei suoi timori, trovò Viskas e Pel legati ad un totem.

«Non vi posso lasciare soli un minuto che vi mettete nei pasticci» disse, stizzita, dandosi da fare per liberare i due.

«Ci hanno preso di sorpresa» tentò di difendersi Pel. «Dicevano che avevamo rapito noi la principessa e che non ci avrebbero liberato fino a quando non l'avessero riavuta sana e salva. Fortuna che siete arrivati voi…»

Viskas era decisamente scosso. «Volevano scuoiarmi e fare un tappetino con il mio pelo fulvo. Altro che favola, questo è un posto pericolosissimo, dobbiamo andarcene.»

«Anch'io comincio ad essere inquieta ma non dobbiamo perdere la calma. Sapete ritrovare la strada per il rifugio segreto?»

Pel annuì: «Io la ricordo perfettamente.»

«Allora rientriamo» suggerì Ysaahi. «Coble sarà impegnato a lungo con i festeggiamenti qui, all'accampamento, e noi abbiamo bisogno di riordinare le idee.»

«E se incontriamo i pirati?»

«Non credo proprio» replicò Ysaahi con un ghigno. «Il nostro amico ha dato loro una bella lezione. Se ne staranno al riparo per un po', a leccarsi le ferite.»

Pel era pensierosa. «Mi chiedo cosa intendesse rappresentare il creatore di questo programma… Sì, insomma,» tentò di spiegare vedendo lo sguardo interrogativo degli altri due, «perché ci sono alcuni istruttori buoni e altri cattivi? Cosa distingue gli uni dagli altri?»

Ysaahi ci pensò un po' su: «Vuoi sapere come la penso, Pel? Chi ha scritto questo programma, ha bisogno di un supporto psichiatrico!»

Ma che rabbia che mi fa
non lo posso tollerar
i Cadetti si son fissati
quel pagliaccio me li ha stregati!
Non mi ascoltano più, lo sai?
e non parlano che di lui
si son presi un'infatuazione
per quel guitto da baraccone!…
De Leone sì, lo so
e tanto torto non ti do
i discorsi di quel tipo che parla
li distraggono punto e basta!
Ma Simone sai, per me
tu esageri, perché
non 'è poi così tanto grave
tutti studiano con ardore!…
Lo difendi pure, e già!
e lui intanto sai che fa?
parla parla e non fa niente
si diverte e aiuta tutta la gente!
Mentre io sgobbo fino a sera
per creare compiti assurdi
quello passa le soluzioni
ma che bel metodo per farsi amare!…

L'idea di rientrare all'Albero dell'Impiccato non fu una delle migliori di Ysaahi: contro ogni previsione, trovarono ad aspettarli proprio quei pirati che Coble aveva battuto poco prima. Avevano fatto prigionieri i Bimbi Sperduti e ora si apprestavano a caricarli sulle scialuppe per portarli al galeone ancorato al largo.

«Se ne staranno al riparo a leccarsi le ferite…» le fece il verso Viskas, mentre veniva legato come un salame e trascinato all'aperto. «Ysaahi, questa è l'ultima volta che ti do retta!»

«Mi chiedo come abbiano fatto a trovare il rifugio segreto» disse Pel, mentre subiva la stessa sorte.

«Lo so io, maledizione» mormorò Ysaahi, contrariata, fissando l'alone di luce emanato da una piccola gabbia agganciata alla cintura di uno dei pirati. «Capitano Maxwell, come ha potuto venderci al nemico? Coble si fidava di lei, tutti noi ci fidavamo di lei. Ma cosa può spingere un Istruttore a diventare perfido?»

«Zitta, ragazzina» gracidò il pirata con le sembianze di Stark, quello che tutti chiamavano Spugna. «Cosa ne sai tu, giovane cadetto, della dura vita dell'Istruttore?»

Dopo il liceo che potevo far
non c'era che l'Accademia eh già!
ma poi il seguito è una vergogna…
sono un docente qui in facoltà
e me lo voglio dimenticar
e spiego, spiego senza ritegno.
Mi esplode tutto, e questo ` un fatto!
E arrivo a sera che son distrutto
così, a furia di questo strazio
non so più quando, non so più dove
mi son bruciato le scarpe nuove
ma qui nel giro mi chiamano
'Gufo' eccomi qua!
Faccio il docente ma non mi va
E tengo pure una certa etè
son tutto buchi come una spugna
dell’Accademia mi importa poco
faccio buon viso a cattivo gioco
e spiego, spiego senza ritegno…

Il galeone del capitano Vinsar era qualcosa di spettacolare: immenso, con le grandi vele ammainate, gli ottoni splendenti, il ponte tirato a specchio. In un altro momento, Ysaahi avrebbe desiderato poterlo visitare da cima a fondo. Ma ora…

«Vi starete chiedendo come mai vi ho fatto portare sulla mia nave» stava dicendo il capitano, con voce suadente. I bambini, raggruppati sul ponte, tremavano per la paura. «Non dovete temere» tentò di rassicurarli Vinsar, «io non sono cattivo, non ho intenzione di farvi del male…»

«See, raccontalo a un altro!» soffiò Viskas, a bassa voce.

«Silenzio!» sibilò Ysaahi. «La situazione è già abbastanza brutta senza che voi la peggioriate. sentiamo dove vuole andare a parare.»

«Ma non sono io a parlare così» continuò Vinsar, «sono i miei uomini! E allora avanti col coro!»

Veri istruttori noi siam! Contro i cadetti lottiam!
Ci esercitiamo a scuola a far la faccia dura
per fare più paura! Ma cosa c’è di male?
Ma cosa c’è di strano? Formiamo un gruppo gramo,
ma in fondo lavoriamo per Vinsar capitano.

«Certo, non posso lasciare che chi mi è nemico se ne vada in giro a raccontare cose cattive sul mio conto» riprese Vinsar, dopo aver zittito la ciurma con un perentorio cenno della mano. «Ma se diventerete pirati anche voi non ci sarà motivo di farvi del male. Allora, che ne dite? Accettate di unirvi a me?»

«Scordatelo, faccia di tolla!» esplose Viskas.

«Sei solo un viscido filibustiere» rincarò la dose Pel.

«E tu non dici niente?» chiese Vinsar, avvicinandosi ad Ysaahi. «Sei grande, ormai, non ti piacerebbe diventare la donna del capitano?»

Prima che la denobulana potesse ribattere, le liberò le mani con un preciso colpo di spada, la prese tra le braccia e la trascinò in un tango appassionato, suonato da un'orchestra comparsa dal nulla. ¹

‘Non posso credere che stia succedendo a me’ pensò Ysaahi, mentre tentava di non perdere il controllo, ‘ma perché sempre con Vinsar?’ Aveva le mani libere, doveva approfittare del momento, ma cosa poteva fare?

Nell'impeto della danza, sentì qualcosa sbattere sul suo fianco: era la bisaccia con il poco materiale che si era portata dietro per la simulazione. Quei pirati rincitrulliti non li avevano neppure perquisiti. Allungò una mano e afferrò la prima cosa che riuscì a trovare. Uno stimolatore del sonno. Molto poco utile contro un ologramma ma sovraccaricando i circuiti forse…

Continuando a piroettare, tentò di programmare il dispositivo, lo affondò nel collo del klingon, schiacciò un pulsante e… non successe nulla! ²

«Ma che fa, vuole addormentare un ologramma?» chiese Viskas, strabuzzando gli occhi.

«Lo sapevo, è impazzita. Non che sia mai stata molto normale ma ora è proprio andata…»

Il capitano si era fermato e ora fissava Ysaahi con occhi di fuoco. «Io ti ho concesso la mia fiducia e questo è il tuo ringraziamento?» gridò con voce stridula. «Chi non è con me, è contro di me! Fuori la passerella!»

«Ecco, l'ha fatto arrabbiare sul serio!»

«Ma cosa le è saltato in testa di provocarlo? Vinsar è sempre così irascibile…»

«Sei disposta ad unirti ai pirati?» chiese il capitano, puntando la sua sciabola contro la denobulana.

Ysaahi lo guardò con aria di sfida: «Mai!»

Viskas e Pel erano tesi come violini.

«Ysaahi, è solo una simulazione: digli di sì!»

«Avanti, cosa ti costa? Fallo contento e troviamo un altro modo per risolvere la questione.»

Ma Ysaahi non li ascoltava già più. A testa alta, aveva cominciato a fare i primi passi sulla passerella tra le grida di ilarità dei pirati e i pianti isterici dei bambini.

Nel covo dei docenti c’è poco da scherzare
Chi non si impegna finisce in fondo al mare!
Finanche i più convinti, finanche i più decisi
A denti stretti si sono tutti arresi.
Ysaahi tu sei la sola che va così sicura
sfidando piano il Vinsar capitano.
Ma dimmi come fai a non aver paura
o sei incosciente oppure sai che è un precario
che non dura…
Come sei brava ad illustrare
ad esplicare le procedure
sembrano facili… Che maestria che hai!

Camminare sulla passerella non le sembrava poi un'idea così malvagia: c'erano i protocolli di sicurezza, al massimo avrebbe fatto un bel bagno. E poi era stanca di tutta questa storia: meglio seguire le indicazioni e finirla una volta per tutte.

Un campanello di allarme suonò in un angolo recondito della sua mente. Ma cosa diavolo le stava succedendo? Perché aveva deciso di fare il gioco del capitano Vinsar?

Le parole con le quali Cobledick aveva introdotto l'esercitazione cominciarono a frullarle nella mente: «… ho deciso di sottoporvi ad un'esercitazione un po' più stimolante… sarete costretti a cercare soluzioni alternative… utilizzate la vostra fantasia…»

Alternative… Fantasia… Ma certo! Questa simulazione non era il frutto di un guasto tecnico dovuto all’intervento di Viskas, era LA esercitazione vera e propria. Tutta l'isola era un sistema socio-politico estremamente instabile, basato su dinamiche conflittuali altamente improduttive e auto-rigeneranti, caratterizzato da stasi evolutiva e assenza di sviluppo economico. Uno scenario perfetto per una esercitazione di diplomazia creativa. Come aveva fatto a non pensarci prima?

In quello stesso momento Cobledick, alla guida di un manipolo di indiani, assaltò il galeone. Sul ponte esplose una cruenta battaglia. Pirati e indiani si combattevano senza esclusione di colpi e i Bimbi Sperduti, una volta liberati, diedero il loro contributo. Maxwell combatteva di nuovo nelle file dei buoni, accecando gli avversari con la suo polvere di fata; Coble menava fendenti a destra e a manca, saltando da una parte all'alta con agilità. Anche Viskas e Pel, una volta liberi, avevano cominciato a menare le mani.

Il trambusto era ormai all'apice quando un potente colpo di cannone, inatteso quanto assordante, prese tutti di sorpresa, facendo sì che le ostilità si calmassero per qualche secondo: per Ysaahi, il tempo fu sufficiente per girare la bombarda verso il ponte della nave e preparare la miccia.

«Bene, signori, adesso è arrivato il momento di metterci attorno ad un tavolo e parlare. Se non deponete immediatamente le armi e non mi permettete di aprire una trattativa, di questa nave non rimarranno che stuzzicadenti e delle persone imbarcate, bocconcini per i pesci.»

La minaccia era un po' sovradimensionata ma la denobulana non aveva intenzione di dare ai suoi interlocutori il tempo di rendersene conto.

«Conto fino a tre: uno… due… e…»

Il rumore delle spade deposte sul ponte della nave, coprirono ogni altra parola.

Dall'alto del suo scranno, Ysaahi prese la parola: «Gentilesseri dell'Isola Che Non C'è, a conclusione della prima seduta del Consiglio delle Lagune Unite, la Delegazione dei Pirati, il Comitato degli Indiani, la Sorellanza delle Sirene e l'Ente per la difesa dei Bimbi Sperduti deliberano quanto segue: al fine di garantire lo sviluppo equoesolidale dell'Isola Che Non C'è le parti si impegnano a sostenere una politica di evoluzione comune per realizzare un'impresa commerciale integrata, ognuno secondo le sue possibilità e peculiarità. In particolare le Sirene si dedicheranno alla pesca delle ostriche, i Bimbi Sperduti all'estrazione e pulizia delle perle, gli Indiani lavoreranno cinture e collane mentre i Pirati commercializzeranno i prodotti.

Le parti si impegnano altresì ad avviare le attività loro assegnate nel più breve tempo possibile e a ritrovarsi periodicamente per la verifica dell'avanzamento lavori.

Sottoscrivono il patto il capitano Vinsar per i Pirati, il Rettore D'Elena per gli Indiani e Cobledick per i Bimbi Sperduti ed Estia Kalligalenos per le Sirene.

Controfirmano come testimoni e garanti i cadetti Ysaahi, Pel e Viskas.

Visto e approvato. Il presidente dell'assemblea Ysaahi.»

Gli applausi dell'assemblea si trasformarono in un sordo rumore di generatori in fase di spegnimento. Lo splendido anfiteatro naturale della laguna lasciò il posto all'anonima griglia della sala ologrammi. Le porte si aprirono e sullo schermo principale comparve un punteggio: 100, il massimo.

Ce l'avevano fatta, l'esercitazione era superata.

Uscendo dalla sala ologrammi, Ysaahi andò a sbattere contro il fedele A.J. che la sommerse di domande: «Allora? Che è successo? Come è andata?»

Ysaahi sospirò: «Cosa vuoi che ti dica, A.J…. 'E vissero tutt felici e contenti' ³

 

Note

¹   Paletto numero 3 : Ysaahi balla un tango appassionato

²   Paletto numero 2 : Ysaahi ha uno stimolatore del sonno nel suo equipaggiamento e lo usa, anche se il risultato non è all’altezza delle aspettative.

³   Bonus : il round si chiude con la frase richiesta per ottenere punti bonus. Da notare che l’uso di TUTT (senza la ‘I’) non è un errore di ortografia ma è voluto in quanto nel testo la ‘I’ non è sottolineata

Inoltre paletto numero 1 : nella simulazione compaiono almeno sette istruttori