Note per la lettura.
Nel testo vengono utilizzati i seguenti accorgimenti per identificare le diverse Ysaahi:
- Ysaahi: personaggio principale narrante;
- Ysaahi(1): Ysaahi del futuro della prima linea temporale, che torna indietro nel tempo per affidare a se stessa la missione di trovare il momento del contatto con le particelle cronotoniche e fare in modo che tale contatto non avvenga;
- Ysaahi(2): Ysaahi del futuro della seconda linea temporale, originatasi dopo l’azione di Ysaahi nel passato (vedi testo);
- Ysaahi(0): Ysaahi del passato, quella che ha vissuto le vicende di Ysaahi raccontate nei vecchi round.
Leggete a vostro rischio e pericolo: si consiglia di tenere a portata di mano un’aspirina.
Andare alla lezione di Stark, aspettare l’esplosione in modo da innescare la reazione temporale anomala, poi utilizzare il modulatore fasico biotemporale proveniente dal futuro per andare indietro nel tempo ed evitare l’esposizione alle particelle cronotoniche, in modo da eliminare il catalizzatore che renderà possibile la fluttuazione nel tempo.
‘Facile, e che ci vuole?’ pensò Ysaahi con malcelato sarcasmo, scapicollandosi verso il laboratorio del Vulcaniano. Acquisire la capacità di viaggiare nel tempo era una tentazione molto forte: avrebbe sicuramente risolto uno dei suoi problemi, ossia quello di essere puntualmente in ritardo, ma ne avrebbe portati altri ben più gravi, almeno stando alle parole della ‘se stessa’ venuta dal futuro.
Ysaahi(1) era stata chiara: essere utilizzata come agente segreto in pericolose missioni temporali, trattata più come una cavia che come un essere vivente, era una sorte che non avrebbe augurato a nessuno, tantomeno a se stessa. Per questo aveva deciso di farsi avanti, di rivelare la sua presenza alla Ysaahi che era stata incaricata di proteggere, e di proporle quell’ardito piano che le avrebbe evitato una vita disumana.
Era una storia ai limiti dell’incredibile, ma Ysaahi non aveva avuto difficoltà ad accettarla: dopo tutto quello che aveva visto, non sarebbe stato un viaggiatore temporale a sconvolgerla. E poi, se non si fosse fidata dell’opinione di se stessa, di chi mai avrebbe potuto fidarsi?
Se solo avesse avuto un po’ più di tempo per prepararsi…
Sapeva appena cosa fossero le particelle cronotoniche, come avrebbe potuto identificare il momento nel quale vi era stata esposta? Che precauzioni avrebbe dovuto prendere per interagire con il suo passato? Cosa poteva succedere se si fosse trovata a fronteggiare il suo doppio? E come avrebbe capito di essere riuscita nell’impresa?
Le domande si moltiplicavano nella sua testa man mano che si avvicinava all’aula. Avrebbe voluto tornare indietro, parlare di nuovo con Ysaahi(1) per chiedere ulteriori chiarimenti, ma ogni minuto era prezioso: l’esplosione poteva avvenire da un momento all’altro. Strinse saldamente il modulatore fasico biotemporale che l’avrebbe trasportata indietro nel tempo e, improvvisamente, si rese conto di non avere la più pallida idea di come programmarlo.
‘Le istruzioni’ pensò presa dal panico, ‘mi sono dimenticata di darmi le istruzioni!’
In quello stesso momento, la porta del laboratorio si spalancò con un boato e lei fu scagliata dall’altra parte del corridoio, investita da una potente onda d’urto. L’esplosione la sorprese: chissà per quale ragione si era aspettata che avvenisse solo una volta che fosse entrata in aula. Sperava di poter avere qualche minuto di tranquillità per riflettere e decidere una strategia, e invece…
Frastornata dalla botta, si stupì di non sentire dolore ma solo uno strano formicolio lungo tutto il corpo, più intenso lungo gli arti: erano forse quelli gli effetti della reazione temporale anomala?
Le parole di Ysaahi(1) le echeggiarono nella mente: «L’interruttore nero, sposta l’interruttore nero.»
Ormai non aveva scelta, doveva saltare.
Da qualche parte sarebbe andata a finire.
Si augurò solo di vivere abbastanza per scoprire dove.
Fu come viaggiare con il teletrasporto, solo più istantaneo: un attimo prima era seduta per terra, con la schiena contro il muro, nel corridoio davanti al laboratorio di Stark, tra macerie fumanti e volute di fumo; l’attimo dopo era ancora seduta per terra nello stesso corridoio, ma lindo e integro come era sempre stato, con la porta al suo posto e nessuna traccia di esplosione. Evidentemente il congegno era preimpostato per uno spostamento spaziale nullo.
‘Per fortuna’ pensò Ysaahi, ‘almeno so dove mi trovo.’
Doveva ricordarsi di fare attenzione a quel dettaglio: programmare un delta-spazio diverso da zero poteva portarla a saltare in un punto già occupato da qualche altra struttura e rimaterializzarsi dentro ad un muro poteva non essere piacevole.
«Ehi fo (1)» disse ad alta voce, giusto per provare le corde vocali. La voce funzionava. Il corpo pure, visto che fu in grado di rimettersi in piedi senza difficoltà: le giunture le dolevano, doveva avere certo qualche livido ma dopo la botta che aveva preso, era il minimo che ci si potesse aspettare.
Altro colpo di fortuna: il corridoio, di solito affollatissimo, era completamente vuoto. Evidentemente non doveva essere tempo di lezioni o di esami, altrimenti più di un cadetto l’avrebbe vista comparire dal nulla, cosa che sarebbe stata veramente difficile da spiegare.
‘Ricordarsi di saltare in punti poco frequentati’ si annotò mentalmente Ysaahi, ‘e di adattarsi velocemente all’ambiente’ concluse, ripulendo in fretta la divisa da detriti e calcinacci che avevano viaggiato con lei e sistemandosi i capelli. Non era il caso che qualcuno la vedesse in quello stato e cominciasse a fare domande. Regola numero 1 del viaggio nel tempo: passare inosservati.
‘Regola numero 0: leggere le istruzioni!’ aggiunse, studiando il dispositivo. Ysaahi(1) le aveva fatto vedere velocemente come usarlo, come accedere al computer integrato e come azionare il salto, ma non come programmare le coordinate spazio-temporali di arrivo né come usare tutte le altre funzioni. La solita sbadata: è proprio vero che le persone non cambiano mai. Scoprì però che il computer, che si attivava premendo l’unico grosso pulsante all’interno dello chassis, era impostato per proporre in automatico un completo e dettagliato tutorial, con gli schemi tecnici, la descrizione di tutte le funzionalità e le procedure da seguire per l’utilizzo e la manutenzione. Dulcis in fundo, nella parte interna del coperchio rimovibile, trovò una microscopica sintesi scritta a mano della sequenza base da seguire per programmare ed effettuare il salto. ‘Questa è opera mia’ si disse Ysaahi, compiaciuta, ritirando buona parte degli insulti che aveva fatto a se stessa.
Stava finendo di leggere il capitolo intitolato ‘impostazione delle coordinate per il ritorno di emergenza’ quando sentì dei passi provenire da uno dei corridoi laterali: qualcuno stava correndo nella sua direzione. Fu presa dal panico. Non fece a tempo a decidere cosa fare che Tarf, il suo compagno di corso tellarita, sbucò da uno dei corridoi laterali svoltando poi nella sua direzione. L’amico si bloccò a fissarla, evidentemente sorpreso di trovarla in quel posto: «Ysaahi, ma che ci fai qui? Credevo ti stessi preparando per la festa!»
«Avevo dimenticato degli appunti» fu la pronta risposta della denobulana, indicando la porta davanti a sé. «Adesso vado. Anche tu sei di fretta, vedo…» Rispondere a domanda con domanda era sempre una buona tattica per allontanare eventuali sospetti.
Tarf era inviperito: «Sono stato trattenuto in segreteria da Marok e sono in ritardo. Ci vediamo più tardi. E, Ysaahi…»
«Sì?» biascicò la ragazza, temendo di aver fatto un passo falso.
«Non passare per l’atrio principale. Cent’Ant ti sta cercando.»
«Grazie del suggerimento» disse Ysaahi, tirando un sospiro di sollievo. Ma Tarf l’aveva già superata, allontanandosi verso gli alloggi.
Nella testa di Ysaahi i pensieri cominciarono a frullare vorticosamente: con Tarf si erano conosciuti verso la fine del primo anno di corso, la festa a cui aveva accennato poteva essere stata una delle tante da quel momento in avanti ma il fatto che Cent’Ant la stesse cercando rendeva l’identificazione unica e ineluttabile: il Veglione di Capodanno durante il secondo anno di Accademia! (3)
Un Veglione memorabile, dove aveva sudato le proverbiali sette camice per tenere a bada l’invadente Cent’Ant, ma dove aveva conosciuto Serge, uno dei suoi attuali fidanzati. Fu scossa da un brivido: visto il lieto epilogo, non avrebbe voluto cambiare un solo minuto di quella fantastica serata; di certo non voleva rischiare di compromettere l’incontro con Serge che, con la sua calma e la sua solarità, completava in modo così perfetto la sua natura inquieta e lunatica. Andiamo, non poteva certo essere entrata in contatto con le particelle cronotoniche tra le mura dell’Accademia: con tutti i luminari della scienza, i laboratori e i dispositivi di analisi di cui disponeva la struttura, e tanti curiosi cadetti a caccia di fama e notorietà, una anomalia temporale non sarebbe potuta passare inosservata.
No, questo non poteva essere il momento che cercava.
Qui poteva fare solo del danno.
Doveva restare nascosta, studiare il problema con la calma che non aveva ancora avuto e saltare in un altro punto più significativo della storia. Entrò con prudenza nel laboratorio di Stark, illuminato solo dalle fioche luci delle lampade di emergenza: con tutta l’Accademia al Veglione di Capodanno, chi mai sarebbe venuto a disturbarla in quel posto? Qui avrebbe potuto pensare indisturbata al suo più grande problema: quando era entrata in contatto con le particelle cronotoniche? La domanda era semplice, la soluzione molto meno. Aveva in mano pochissimi elementi e procedere per tentativi poteva essere molto pericoloso: ad ogni salto, rischiava di interferire con la linea temporale a lei conosciuta, con il rischio di cambiarla. Se anche fosse riuscita a concludere la missione, il presente al quale sarebbe tornata poteva non essere quello che conosceva.
‘Mamma mia, che mal di testa!’ pensò, incapace di raccapezzarsi tra tutti quei riferimenti circolari. Non poteva fare delle scelte, le occorrevano dati che purtroppo non ne aveva. ‘Mi accontenterò delle ipotesi’ si disse, raccogliendo le poche tessere già in suo possesso. ‘All’esame di Stark c’erano quasi tutti i cadetti del mio corso ma, a quanto pare, solo io sono stata colpita dalla anomalia temporale. O la cosa è dovuta ad una peculiarità della biologia denobulana - allora sono fregata - oppure solo io sono entrata in contatto con le particelle cronotoniche. L’ottimismo implica l’esclusione della prima ipotesi quindi è probabile che fossi sola quando ho incontrato le particelle. Inoltre’ continuò, forte della sua logica, ‘la contaminazione deve essere avvenuta in un luogo poco frequentato, probabilmente lontano dall’Accademia, o la sorgente di particelle avrebbe comunque contaminato molte persone e, probabilmente, sarebbe stata rilevata già da tempo.’
La prima cosa che le venne in mente fu il sito archeologico su Yndiana IV, dove si era avventurata durante la gita didattica del tenente Fraser, il terzo anno di corso. Sul pianeta erano scesi in tanti ma solo lei si era addentrata tra le rovine, staccandosi dal gruppo per seguire le indicazioni di una mappa trovata casualmente in biblioteca. Il tempio alieno che aveva visitato sembrava un posto perfetto per una sorgente di particelle cronotoniche: se avesse dovuto scrivere la sceneggiatura di un film, l’avrebbe sicuramente collocata in quel punto.
Stando così le cose, la sua missione sembrava insolitamente semplice: se avesse sottratto la mappa dalla biblioteca prima che lei stessa la trovasse, non avrebbe mai saputo del tesoro, quindi non avrebbe avuto motivo di staccarsi dal gruppo per addentrarsi nel tempio. Così facendo, però, non avrebbe mai incontrato l’archeologo Sean Lamer, un altro dei suoi attuali fidanzati. Questa possibilità la colpì come un pugno allo stomaco. A Serge era legata da un sentimento molto forte, ma con Sean era un’altra cosa: tra i due c’era un’intesa perfetta, una identità di vedute, una sintonia che non aveva mai provato con nessun altro. Dover rinunciare a Sean le sembrò un sacrificio inaffrontabile ma, allo stesso tempo, non riusciva a dimenticare le parole angosciate con cui la se stessa del futuro aveva descritto la sua esistenza, fatta di missioni segrete e salti nel tempo, senza casa, senza radici, senza nulla. Cercò delle ipotesi alternative, ma Yndiana IV continuava a tornarle in mente come la scelta più logica. Alla fine si arrese. ‘Da qualche parte devo pur cominciare’ pensò, cominciando a programmare le coordinate spazio-temporali per il salto. Ma quando venne il momento di premere il pulsante, non poté impedire che gli occhi le si riempissero di lacrime.
Questa volta lo spostamento spazio-temporale non riservò delle sorprese (4). Aveva scelto di saltare in biblioteca di notte, quando era ragionevolmente sicura di non incontrare anima viva. Accedendo alla rete dal laboratorio di Stark, aveva verificato che il locale non fosse soggetto a speciali misure anti-intrusione, che non fosse stato prenotato per riunioni serali e che non fossero in previsione ‘notti bianche della lettura’, un’altra delle originali invenzioni di Cobledick. Non ebbe difficoltà ad identificare il volume nel quale aveva trovato la mappa: ricordava perfettamente il prezioso volume del signor Verano che aveva danneggiato, insieme a molti altri, con una incauta manovra. Staccò con cura l’antico documento dalla copertina che lo nascondeva… e non successe nulla.
‘Chissà cosa mi ero aspettata’ si disse Ysaahi, superato il primo momento di delusione, ‘è chiaro che la linea temporale non potrà essere ricostituita fino al momento chiave, fino a quando la me stessa del passato non farà cadere la pila dei libri e, tentando di aggiustare il volume danneggiato, NON troverà la mappa. Solo allora il futuro sarà effettivamente cambiato e l’effetto delle particelle cronotoniche annullato, riportandomi al momento dell’esplosione senza nessuna strana fluttuazione temporale.’
Stava per congratularsi con se stessa per la sua arguzia e mettersi a cercare un posto tranquillo per aspettare il domani, quando una voce alle sue spalle la fece sobbalzare: «Rimetti - a posto - quella - mappa!»
Si voltò di scatto, pronta a colpire, ma quello che vide la lasciò senza parole: davanti a lei stava un’altra Ysaahi, più vecchia di lei ma sicuramente più giovane di quella che l’aveva catapultata in questa missione. Di fronte alla sua espressione costernata, Ysaahi(2) scoppiò in una risata.
«Scusami, non volevo spaventarti, ma non ho saputo resistere.»
«E tu chi diavolo sei?!» esplose Ysaahi, furibonda. «No, chi sei lo so. Voglio dire: di quale tempo sei? E che ci fai qui?»
«Calma, calma» cercò di rabbonirla Ysaahi(2), «con un po’ di pazienza ti spiegherò tutto. Abbiamo tutto il tempo davanti…»
«Lascia perdere i giochetti di parole, che sono già abbastanza nervosa» la interruppe Ysaahi, chiedendosi quali nuovi sconvolgimenti temporali avrebbe generato strangolando se stessa. «Perché sei qui? Non mi avevi detto che avrei dovuto portare a termine la missione da sola?»
«Perché sono qui? Beh, questo sei tu che devi dirmelo» disse Ysaahi(2), ritornando subito seria. «Sono qui, in questo posto e in questo istante, perché ho seguito le indicazioni del biglietto» aggiunse, porgendo qualcosa a Ysaahi. «La calligrafia è la mia, o meglio la tua, immagino…»
Era un foglietto di carta comune, di quelli che il signor Verano usava ancora per le sue annotazioni al posto degli odiati PADD: ne teneva sempre una scorta sul suo tavolo, come Ysaahi verificò con una occhiata. Sopra, a penna, erano indicate delle precise coordinate spazio-temporali, che Ysaahi riconobbe immediatamente come quelle correnti. ‘La puntualità è di vitale importanza’ c’era scritto, e infine una firma, la sua firma: ‘Y’.
Ysaahi guardò la nuova arrivata con aria interrogativa: «E che vuol dire?»
Ysaahi(2) si strinse nelle spalle. «Speravo potessi dirmelo tu. Ho trovato quel biglietto proprio qui in biblioteca, diversi anni fa, almeno per me. Non ne ho compreso il significato, ma mi aveva colpito: avevo riconosciuto la mia calligrafica ma non ricordavo di averlo scritto, così l’ho conservato. Poi, quando mi hanno dotato di un modulatore fasico biotemporale e mi hanno insegnato ad usarlo, ho finalmente capito il significato di quegli strani simboli. Erano delle coordinate per un salto spazio-temporale così, appena ho acquistato un po’ di autonomia nell’uso del Mo.Fa.Bi., sono venuta a vedere di cosa si trattasse.»
«E questo è tutto?»
Ysaahi(2) si mise sulla difensiva. «E’ tutto. Perché, non mi credi?»
«No, no» la tranquillizzò Ysaahi, «io, ormai, credo a qualunque cosa. Solo che io non ho mai scritto quel biglietto.»
Fu la volta di Ysaahi(2) a rimanere interdetta. «Non l’hai scritto? Ma allora…»
«Aspetta un attimo, ragioniamo» la interruppe Ysaahi, cercando di non perdere il barlume che aveva intravisto. «Tu vieni dal futuro.»
«Esatto.»
«E hai trovato il biglietto nel libro.»
«Sì.»
«E non hai trovato mappe?»
«Mappe? No, niente mappe.»
«E non hai mai incontrato un archeologo di nome Sean?»
«Un archeologo? Assolutamente no. E’ un bel tipo?»
«Splendido! E viaggi nel tempo con un modulatore, che sfrutta la reazione temporale anomala seguita all’esplosione nel laboratorio di Stark?»
Ysaahi(2) annuì. Ysaahi allargò le braccia alzando gli occhi al cielo. «Grande Giove! Ho sbagliato tutto, il punto chiave non è questo!»
«Che punto chiave?» chiese Ysaahi(2), che cominciava a perdere il filo.
«Quello nel quale sono venuta in contatto con le particelle cronotoniche. Ero convinta che fosse legato alla esplorazione delle rovine, ma mi sbagliavo. Già sottrarre la mappa avrebbe dovuto modificare la linea temporale e lo dimostra il fatto che tu sei qui: altro che aspettare domani e il momento del crollo dei libri. Ma se il continuum è stato modificato e io non sono tornata al mio tempo, al momento dell’esplosione, vuol dire che il paradosso temporale non è ancora stato rimosso: quindi le rovine non c’entrano. E il fatto che tu possa viaggiare nel tempo vuol dire che quando si è originata la tua linea temporale, Ysaahi era già stata contaminata dalle particelle cronotoniche, altrimenti lei, cioè te, non sarebbe stata in grado di eseguire salti temporali: quindi il contatto con le particelle deve essere avvenuto in un momento precedente a questo. Mi vengono in mente almeno una decina di obiezioni a queste conclusioni ma non le voglio neanche prendere in considerazione.»
«Sì, ma il biglietto» balbettò Ysaahi(2), visibilmente confusa.
Ysaahi era decisamente compiaciuta: «Un mio colpo di genio» disse, «ma non posso dirti di più senza compromettere la missione. Sappi solo che hai fatto esattamente ciò che mi aspettavo e di questo ti ringrazio enormemente.»
Ysaahi(2) si strinse nelle spalle. «Confesso di non aver capito molto…»
VOX POPULI: «Neanche noi!»
«…ma se lo dici tu… Bene, se il mio compito qui è finito, mi rimetto in viaggio: non sono ancora riuscita a completare la mia missione.»
«Che sarebbe?» chiese Ysaahi, incuriosita. Era chiaro che Ysaahi(2) non era a caccia di particelle cronotoniche. Forse la linea temporale dalla quale veniva non le aveva riservato una esistenza così difficile come quella di Ysaahi(1). Oppure, essendo più giovane e ancora ai primi viaggi nel tempo, non era ancora arrivata al punto di non poterne più.
«Non so se, parlandotene, violo qualche legge temporale, ma sembra che tu ne sappia più di me. Uno dei miei compiti è quello di proteggere me stessa: sembra che qualcuno non voglia che la Federazione venga a conoscenza delle dinamiche dei viaggi nel tempo e abbia inviato una squadra per farmi espellere prima che l’esplosione nel laboratorio di Stark attivi la fluttuazione temporale che porterà allo sviluppo del modulatore fasico biotemporale.»
«E hai scoperto qualcosa?»
«Ancora no. Te l’ho detto, sono alle mie prime missioni, sto ancora facendo pratica e mi muovo con molta circospezione. Ogni virgola cambiata nel passato può sviluppare modifiche terrificanti nel futuro: l’ho già imparato a mie spese. Sei già passata per la partita di Parrises Squares con l’Accademia del Commercio di Tellar?» Ysaahi annuì. «Beh, quando ho cercato di escludere il mio nome dalla lista dei convocati per la partita, ho finito per essere chiamata ad arbitrare l’incontro amichevole di box tra Cobledick e Ster. »
«Non ricordo nessun incontro di box tra Cobledick e Ster…» disse Ysaahi, pensierosa.
«Lo spero bene! Con tutta la fatica che ho fatto per rimettere a posto la linea temporale. Meglio scendere in campo contro una squadra di tellariti che dove affrontare un’esperienza simile. Non so quale sia la tua esperienza in viaggi temporali, ma stai molto, molto attenta a ciò che sposti. E fai attenzione alla squadra inviata dai nostri avversari: è gente pericolosa. Bene, io vado.» concluse Ysaahi(2), mettendo mano al suo modulatore. «Ci vediamo in giro.»
Ysaahi la guardò sparire, facendole un cenno di saluto. Ysaahi(2) aveva ragione: doveva stare attenta, non poteva agire a caso. Doveva raccogliere più informazioni. Ma come? E da chi? Le venne un’idea.
‘Ma prima’ si disse, ‘devo rimettere a posto quello che ho spostato.’ Si diresse alla scrivania di Verano, prese penna e foglietto e scrisse un messaggio esattamente uguale a quello che Ysaahi(2) le aveva mostrato. Con cura, lo dispose nelle pagine del vecchio volume che aveva contenuto la mappa.
‘E con questo, mi sono assicurata l’intervento del mio messaggero dal futuro. Ora non mi resta che tornare indietro di una decina di minuti e rimettere la mappa al suo posto, per ripristinare la vecchia linea temporale. Forse non riuscirò a trovare l’istante in cui sono entrata in contatto con le particelle cronotoniche, ma almeno avrò di nuovo Sean accanto a me.’
NARRATORE: «Avete capito adesso?»
Silenzio di tomba.
NARRATORE: «Sul serio non avete capito? Ma è così chiaro.»
VOCE TREMULA DALL’ULTIMA FILA: «Veramente non molto…»
NARRATORE: «Ok, vi faccio un disegno.»
Nella quiete notturna della biblioteca, dopo aver rimesso la mappa al suo posto, Ysaahi si fermò a riflettere. Tutta quella storia, oltre a causarle un mal di testa feroce, proprio non la convinceva. Ricapitolando: lei se ne stava andando a spasso nel tempo alla disperata ricerca del suo primo contatto con le particelle cronotoniche, per impedirlo ed evitare a se stessa una vita di viaggi temporali. Contemporaneamente, la squadra speciale di una fazione nemica stava viaggiando nel tempo più o meno con lo stesso scopo: eliminarla dalla circolazione o, per lo meno, dalla vita accademica, per impedirle di essere presente all’esplosione del laboratorio di Stark, ed evitare così lo sviluppo del modulatore fasico biotemporale e i successivi viaggi nel tempo della Federazione. In fin dei conti, con modi diversi, sia lei che i ‘cattivi’ volevano la stessa cosa. Paradossale. Ma cosa non lo era in quella assurda situazione?
Aprì il modulatore per programmare un nuovo salto nel tempo. Destinazione: la USS Striker. Obiettivo: carpire informazioni alla squadra nemica, sicuramente invischiata nell’’affare focaccine’ e quindi presente a bordo della nave. Possibilità di successo: praticamente nessuna.
‘Ma, in fondo, è questo il bello dell’Academy’ pensò Ysaahi, impostando le coordinate. Sperando di aver fatto la scelta giusta, si preparò al salto ed azionò il dispositivo.
«Ho scelto il giorno sbagliato per smettere di fumare!» stava dicendo Gozar, rotolandosi sul pavimento della palestra . Ysaahi lanciò un gridolino strozzato nascondendosi velocemente dietro a dei tappetoni da allenamento. Davanti a lei, Pel, Elaine e se stessa, stavano fissando preoccupate l’istruttore avvelenato dalle focaccine, incerte su cosa fare per aiutarlo.
‘Maledizione, avevo dimenticato questo episodio quando ho deciso di trasportarmi nella palestra’ pensò Ysaahi, sbirciando dal suo nascondiglio. Ma nessuno diede segno di essersi accorto della sua presenza. Attese con impazienza che le tre si decidessero a trasportare l’angosiano in infermeria, poi uscì con prudenza dal suo nascondiglio. Non aveva molto tempo, doveva cercare informazioni e andarsene dalla nave prima che venisse messo in atto il piano di schermare i battiti del cuore dei superstiti per scovare il sabotatore: probabilmente un ignaro specchietto per le allodole o una pedina sacrificabile della squadra speciale di viaggiatori temporali. Da dove cominciare? Fece un passo, ed inciampò in una cassa di vecchie bottiglie di brandy sauriano, rovesciandone alcune.
‘Fortuna audaces iuvat’ pensò, fissando incredula quelle che non potevano che essere le bottiglie di brandy avariato con il quale erano state avvelenate le focaccine. Non poteva sprecare un colpo di fortuna come quello. Afferrò il suo tricorder e cominciò ad analizzare quello che aveva davanti. «E’ proprio il brandy avariato» disse a bassa voce, rilevando alte dosi della tossina che aveva mandato in infermeria quasi l’intero equipaggio.
«Mi chiedo se il sabotatore sia stato tanto stupido da non portare i guanti…»
«Stai tranquilla, li portava» disse una voce alle sue spalle, una voce che conosceva bene. Si voltò di scatto, solo per trovarsi faccia a faccia con la canna di un faser e con gli occhi di ghiaccio di Beatrix Quinroy, un po’ più anziana ma sempre incredibilmente elegante, che la guardavano beffardi.
«Beatrix! Allora sei tu…»
«L’avvelenatrice? Il sabotatore? O l’agente temporale inviato per eliminarti?»
«Probabilmente tutte le cose insieme» rispose Ysaahi, sconsolata. Quinroy… Come aveva fatto a non pensarci prima? Beatrix era stata sempre presente durante tutte le sue ultime disavventure. Era sulla Striker, era con lei sulla navetta precipitata sul pianeta Core, era il suo tutor, e non l’aveva mai persa di vista durante l’anno di formazione a bordo della Voyager: aveva avuto ampia libertà di manovra per metterla in cattiva luce durante la visita di Zimmerman, e di fomentare le voci sulla sua paranoia quando era stata assegnata ad incarichi amministrativi per esaurimento nervoso. La teneva d’occhio da tempo, dal primo o dal secondo anno di Accademia, e poco importava se, di volta in volta, era stata la ‘vera’ Quinroy a interagire con lei o la sua versione del futuro. «Avrei dovuto capirlo…»
Quinroy scoppiò a ridere. «Sì, avresti dovuto. Ma sei così schifosamente ottimista, e fiduciosa nei confronti del prossimo, che anche adesso stenti a credere ad una cosa del genere.»
«Lo dici come se fosse una colpa… perché ce l’hai tanto con me, Beatrix?»
La mezza vulcaniana serrò i denti. «Odio la facilità con cui riesci a farti ben volere da tutti, dai compagni di corso e dagli istruttori. E odio la capacità con cui riesci sempre a cavartela in ogni occasione. Ma, questa volta, non riuscirai a farla franca.»
«Un momento, uccidermi non ti servirà a nulla. Non cambierà quello che è già stato.»
«Ma mi darà un immenso piacere! Non posso uccidere la Ysaahi del presente, rischierei di alterare la linea temporale che ha portato Quinroy a diventare quello che ora sono e che voglio continuare ad essere. Ma uccidere te è un’altra cosa: tu vieni da un momento del futuro dove le nostre esistenze non sono più strettamente legate…»
«E’ qui che ti sbagli!» gridò Ysaahi, prima di perdere il filo del ragionamento. «Non sono quella che pensi, non sono la Ysaahi della tua epoca, sono quella di vent’anni prima!»
Beatrix si fermò, turbata. «Effettivamente, mi eri sembrata terribilmente giovane. Ma la Ysaahi del presente è quella che è appena uscita con Pel ed Elaine» disse, cercando a sua volta di riordinare le idee, «quindi tu…»
«Io vengo da qualche mese nel futuro» rivelò Ysaahi, cercando di prendere tempo.
«Impossibile. La tecnologia del Mo.Fa.Bi. non verrà sviluppata prima di un anno a partire da ora.»
«Ma tu come fai a viaggiare nel tempo?» chiese la denobulana, effettivamente incuriosita. Doveva stuzzicare l’ego di Quinroy, indurla a parlare di sé e a rivelare qualche informazione utile. «Sei stata anche tu modificata dalle particelle cronotoniche?»
Quinroy rise di nuovo. «Magari lo fossi stata, sarebbe stato tutto più semplice. La nostra fazione avrebbe potuto sviluppare il suo progetto studiando le fluttuazioni temporali latenti nel mio corpo, invece che nel tuo.»
«Ecco perché non potete semplicemente eliminarmi: avete bisogno che interagisca con le particelle cronotoniche perché è da lì che prende origine anche il vostro progetto.»
«Vedo che cominci a capire. Ma vogliamo fare in modo che tu non arrivi mai al laboratorio di Stark perché è da lì che prenderanno origine gli studi della Federazione sui viaggi nel tempo. Rimarremo gli unici a poter viaggiare nel tempo.»
«Ma perché non sostituirti a me? Perché non tornare indietro nel tempo e farti contaminare dalle onde cronotoniche, evitando che lo sia io?»
«Perché non riusciamo a trovarle, quelle maledette onde cronotoniche!» esplose Beatrix, esasperata. «Sai quanto le abbiamo cercate? Sono così labili, e sfuggenti. Solo i vecchi orologi atomici sembrano in grado di catalizzarle ma solo in alcuni punti dello spazio-tempo. No, la nostra strategia è più semplice. Se solo tu la smettessi di metterti in mezzo…»
Ma Ysaahi aveva già sentito abbastanza. Mentre azionava il dispositivo che Quinroy, accecata dalla rabbia, aveva dimenticato di sottrarle, ringraziò di aver avuto il tempo di leggere il capitolo sul ‘rientro di emergenza’(2) e pregò che la velocità di smaterializzazione fosse maggiore dei tempi di reazione della collega. L’ultima cosa che vide fu un raggio di energia lasciare il faser e venire nella sua direzione.
Di nuovo al sicuro tra le pareti della biblioteca, Ysaahi si prese un attimo di tempo per ricomporsi. Aveva le mani che tremavano, e il respiro affannoso. A dispetto dell’aria spavalda e sicura che aveva mantenuto davanti a Beatrix, questa volta aveva avuto davvero paura. Ma aveva raggiunto il suo obiettivo. Un vecchio orologio atomico. Ne aveva maneggiato solo uno e solo una volta, ai tempi dell’esercitazione di ingegneria astronavale dell’ingegner Fandonius. Lo aveva trovato mentre con la gloriosa Squadra 17, era alla ricerca dei pezzi necessari per costruire un transbabulatore quantico subspaziale, e lo aveva fatto subito sparire per simulare il furto con il quale si augurava di ridare coesione alla squadra. Di fatto solo lei lo aveva maneggiato, e solo i membri della sua squadra potevano ricordare vagamente di averne visto uno. Se Batrix Quinroy aveva ragione, eliminare le particelle cronotoniche dalla sua storia sarebbe stato un gioco da ragazzi: bastava saltare nella discarica e spostare l’orologio dal punto in cui la Ysaahi del passato lo aveva trovato.
L’orologio non era un componente essenziale alla costruzione del TQS, o almeno, poteva essere sostituito da altri dispositivi analoghi. La Squadra non avrebbe avuto difficoltà a rimpiazzarlo. E Ysaahi(0) avrebbe sicuramente trovato un altro componente di poco conto del quale simulare il furto per il suo piano ‘divide et impera’. Avrebbe evitato che Ysaahi(0) si contaminasse con le particelle cronotoniche senza di fatto modificare la linea temporale. E se quello che le aveva raccontato Quinroy era vero, neanche la fazione nemica avrebbe avuto elementi da studiare per sviluppare il suo dispositivo.
Tutto sarebbe tornato come prima.
Fece il salto.
Sottrasse l’orologio.
E si ritrovò dolorante e bruciacchiata nel corridoio dell’Accademia, proprio davanti al laboratorio di Stark.
Ai soccorritori che le chiedevano come stesse rispose con un sorriso smagliante: sentiva male dappertutto ma non avvertiva più quell’inquietante formicolio al corpo e agli arti.
La reazione temporale anomala era stata disinnescata.
Almeno per un po’ nessuno avrebbe viaggiato nel tempo. O almeno lo sperava.
Riferimenti
(a) Primo salto: cfr secondo anno, round VII, «Come sposare un ufficiale».
(b) Secondo salto: cfr terzo anno, round XIV, «All’inseguimento del dilitio verde».
(c) Terzo salto: cfr quarto anno, round XVI, «L’astronave più pazza dell’Academy».
(d) Quarto salto: cfr primo anno, round IV, «Conflitti nella discarica».
Note
(1) Mi dispiace, ma questa la possono capire solo poche persone: Stark, Kalligalenos, Polluce, forse Watling.
(2) Non so come andasse intesa la frase 'A leggere le istruzioni ci si guadagna' scritta all’inizio di pagina 3, e non so se avesse un significato particolare: per ogni evenienza, Ysaahi, le istruzioni, le legge. Chissà che non si guadagnino punti bonus…
(3) Paletto 1/1: devi finire nel 'dietro le quinte' di tre tuoi precedenti Round, uno per ogni anno d’Accademia. Questo è il primo: anno 2, round VII 'Come sposare un ufficiale'.
(4) Paletto 1/2: devi finire nel 'dietro le quinte' di tre tuoi precedenti Round, uno per ogni anno d’Accademia. Questo è il secondo: anno 3, round XIV 'All’inseguimento del dilitio verde'.
(5) PaLotto di Kaeser Xado “Scrunch”: Ysaahi fa da arbitro, o meglio l’ha fatto, o lo farà, inun incontro di boxe tra Cobledick e Ster.
(6) Non era richiesto dai paletti, ma mi è sembrato bello fare un salto anche nel quarto anno, collegandomi al testo del round.
(7) Paletto 1/3: devi finire nel 'dietro le quinte' di tre tuoi precedenti Round, uno per ogni anno d’Accademia. Questo è il terzo: anno 1, round IV 'Conflitti nella discarica'.
(8) Paletto numero 2: il round si conclude con Ysaahi che ritorna al presente, nel laboratorio di Stark, subito dopo l’esplosione.