«A.J. sono confusa!» esclamò Ysaahi rigirando tra le mani la busta rosso fuoco che il ragazzo le aveva appena consegnato. «Mi sono persa qualche puntata? Non sei stato proprio tu a spiegarmi che i biglietti di San Valentino si scambiano solo tra innamorati?»
«Di solito sì» spiegò il ragazzo, imbarazzato, «ma mi piaceva l'immagine. Mi ha fatto pensare a noi e mi è venuta voglia di darti un segno tangibile della nostra amicizia…»
«E…» lo invitò a continuare la denobulana, per nulla convinta da quella singolare dimostrazione di affetto. Sondato da quei penetranti occhi grigi, A.J. cedette. «E temevo che ci saresti rimasta male se non ne avessi ricevuto almeno uno» confessò, abbassando gli occhi. Omise il fatto che, con quel gesto, sperava di salvaguardare la propria serenità nei giorni a venire: una denobulana depressa per non aver ricevuto neanche un biglietto era più di quanto qualsiasi umano potesse sopportare.
Ysaahi non vide, o finse di non vedere, quel fine nascosto. «Sei tanto caro» disse, commossa, continuando a fissare il biglietto con aria trasognata.
«Sono curioso» disse A.J. agitandosi nervosamente sulla sedia. «Hai preparato anche tu dei biglietti per San Valentino?»
Guardandosi attorno come se temesse di essere vista, Ysaahi estrasse dallo zaino il suo raccoglitore preferito e lo appoggiò sul tavolo. «Certo che sì! Bisogna approfittare di ogni occasione per ricordare i tuoi sentimenti alle persone che ami. Mi secca fare una classifica ma questo è il più importante» disse, estraendo un cartoncino per poi stringerselo al petto.
«Vedere vedere vedere» disse A.J. cercando di impossessarsene; il nome scritto sulla busta non fu una sorpresa. «Sean l'archeologo» commentò, soddisfatto per aver indovinato. «Troppo facile! Quel ragazzo ti ha proprio colpito.»
«E pensare che ho così poche occasioni di vederlo» sospirò la denobulana, ripensando al loro rocambolesco incontro in un antico tempio sul pianeta Yndiana IV, «ma ogni volta che ci vediamo è come se non ci fossimo mai lasciati.»
«E il secondo è per Serge, del corso diplomatico…»
Ysaahi sorrise, estraendo un secondo cartoncino. «Già, Serge. Sembra incredibile ma ormai sono due anni che ci frequentiamo.»
«Gli hai detto di Sean?»
«Certo!»
«E a Sean hai detto di Serge?»
«Naturalmente!»
«E loro come l'hanno presa?»
«Non capisco la domanda» disse Ysaahi, costernata. «Come avrebbero dovuto prenderla?»
«Beh, sai com'è…» balbettò A.J. sotto lo sguardo penetrante dell'amica. «Sono umani, e gli umani solitamente non apprezzano la poligamia.»
La denobulana sbuffò, infastidita. «A.J., come sei démodé. Sean ama l'avventura e le cose fuori dal comune: direi quasi che è intrigato da questa prospettiva. Serge è un uomo moderno, di larghe vedute: e come potrebbe essere altrimenti con il tipo di studi che fa? E aspetta che sappiano del terzo…» aggiunse, estraendo un ultimo cartoncino. A.J. rischiò di strozzarsi con la sua spremuta d'arancia.
«Un terzo? Oddio, non dirmi che si tratta di Don Isaac!»
«Indovinato!» Ysaahi fissò il cartoncino con tenerezza. «Don Isaac» ripeté, sospirando. «Hai sentito il suo ultimo sermone? Esaltante. Lo seguirei in capo al mondo.»
«Ma ti ho già spiegato…»
Gli occhi di Ysaahi lampeggiarono. «Lo so! Anche il Vaticano me l'ha già spiegato. Alla mia ventesima lettera ecco cosa hanno avuto il coraggio di scrivermi: mi ringraziano per il mio interessamento, prenderanno in considerazione la mia proposta ma, per il momento, abolire il celibato dei sacerdoti non è tra le priorità della Chiesa Cattolica. Purtroppo per loro, questa è tra le mie priorità e non saranno certo queste quisquilie a fermarmi. A.J., ti lascio: ho della posta da consegnare!»
Scattò in piedi raccogliendo velocemente le sue cose. «Ti ringrazio infinitamente per il biglietto» disse, baciandolo affettuosamente su una guancia. «Sei il migliore amico che si possa desiderare. Ti auguro tanta fortuna con la tua valentina.»
Sparì come un turbine, lasciando il ragazzo solo con i propri pensieri: non dover spiegare all'amica come mai il secondo biglietto che aveva in tasca non era indirizzato alla sua storica fidanzata Janet fu per lui motivo di grande sollievo.
Seduta al solito tavolo, Ysaahi allontanò con disgusto il bicchiere di frappè al cioccolato indiscutibilmente avariato.
«Credimi Chantal, se l'ottimismo non fosse così ben radicato nel DNA della mia razza, mi sarei già suicidata da un pezzo. Ultimamente non me ne va dritta una.»
Davanti a lei, l'amica francese si strinse nelle spalle. «Non provo neanche a convincerti del contrario» disse, allungandole l'ultimo boccone della sua mousse al limone. «Stai collezionando una sequenza impressionante. Se non ti conoscessi bene, penserei che tu stia raccontando delle balle.»
«Tutto vero, al cento per cento» confermò la denobulana, alzandosi appena in tempo per schivare il vassoio rovesciato da un cameriere maldestro. «Sono soprattutto le piccole cose che sembrano proprio non volersi infilare…»
«Già, perché quelle grandi direi che vanno a gonfie vele!» Gli occhi di Chantal brillarono allusivi. «Assegnata alla Voyager! Con B'Elanna Torres come diretto superiore! Hai di che essere orgogliosa.»
«Oh, lo sono, lo sono» confermò Ysaahi annuendo con soddisfazione, "ma ho anche un fifa terribile. Credi che sarò all'altezza?»
«Certo che sì, questi incarichi non vengono certo dati alla leggera. Se D'Elena ti ha voluto a bordo della Voyager, vuol dire che ti ha ritenuta adatta all'incarico. Smettila di farti domande stupide e comincia a pensare alle cose importanti: hai programmato un giro di shopping selvaggio prima della partenza? Non vorrai andare in missione senza rinnovare il guardaroba.»
«Ho già la lista pronta! E tu mi accompagnerai, vero?» chiese Ysaahi, circondando con un braccio le spalle dell'amica.
«Mais oui ma cherie» gorgheggiò Chantal, già emozionata all'idea, «mi sarei offesa a morte se non me lo avessi chiesto. Peccato solo che non potrai essere dei nostri al grande veglione di carnevale di quest'anno: si dice che De Leone abbia intenzione di superare se stesso…»
«Superare le legioni romane in armatura fucsia dello scorso anno? Con i senatori in toga, le vestali e le belve feroci?»
«E non dimenticare i gladiatori seminudi…»
«Oh no che non li dimentico…»
Le due ragazze rimasero a fissare il vuoto con sguardo sognante, rispolverando alcuni piacevoli ricordi. Ysaahi fu la prima a riprendersi. «D'altra parte» disse, cercando di darsi un contegno, «a qualcosa devo pur rinunciare. Ci penserai tu ad aggiornarmi sul programma di quest'anno?»
«Contaci!» la rassicurò l'amica. «Ti sembrerà di essere lì con noi. Tu pensa a farti onore sulla Voyager.»
Ysaahi la abbracciò con calore poi si affrettò a raccogliere le sue cose e a correre a lezione, non senza scivolare su una mattonella bagnata finendo lunga distesa in mezzo alla sala.
La festa di saluto la sera prima dell'imbarco fu indimenticabile quasi quanto i veglioni di De Leone. Al Kilowattore, il mitico locale tanto amato dagli studenti di ogni ordine e grado, gli amici di Ysaahi c'erano proprio tutti: Pel, Viscas, il gruppo della Squadra 17 e quello dei Misfits, oltre agli inseparabili Chantal ed A.J. e a Owen Benson, ormai rassegnato al ruolo di semplice amico. Chi rischiò di non esserci fu proprio Ysaahi, messa ko da una reazione allergica per aver assaggiato un chewingum offertogli da una horta. (a)
Oltre ai cadetti assegnati ad una nave stellare per lo stage nello spazio ce n'erano altri in procinto di imbarcarsi su navi minori o assegnati a basi e avamposti sparsi in tutto il quadrante, ognuno secondo la propria specializzazione. Per tutti quella festa rappresentava un po' un addio all'era spensierata degli studi e l'inizio delle responsabilità che un incarico nella Flotta comportava. Il primo grande passo verso le stelle.
‘Meglio non farsi troppe domande, questa sera cerchiamo solo di divertirci’ pensò Ysaahi, avvinghiata al braccio di Serge. Il ragazzo le aveva fatto una sorpresa, presentandosi non annunciato alla festa dopo averle detto di essere lontano per i suoi studi. La denobulana era stata terribilmente contenta di vederlo: sapeva che avrebbe sentito la sua mancanza, come già sentiva quella di Sean. Guardò con una punta di invidia l'amica Chantal: a causa della sua specializzazione, la ragazza sarebbe rimasta sulla Terra, al Comando di Flotta. Certo non avrebbe visitato strani, nuovi mondi ma sarebbe rimasta vicino al suo nuovo fidanzato e questo, per lei, era la cosa più importante.
«Ysaahi, ma cherie, ti ho già presentato Maurò?» le aveva chiesto, calcando il suo irresistibile accento francese come faceva ogni volta che voleva far colpo su qualcuno.
«La famosa Ysaahi? Incantato» aveva detto il ragazzo, dimostrando subito di avere bei modi e buona conversazione. Ysaahi pensò che l'amica non avesse bisogno di sfoderare le sue armi: Mauro, un gran bel pezzo di umano con due spalle quadrate, riccioli castani e occhi chiari, non aveva occhi che per lei.
Guardando Serge, pensando a Sean, sospirando per Don Isaac, Ysaahi si chiese se l'amica non avesse fatto la scelta migliore.
Nei giorni successivi, Ysaahi non ebbe più occasione di mettere in dubbio le sue scelte: la vita a bordo della Voyager la elettrizzò oltre ogni previsione e ricoprire il ruolo di assistente personale di B'Elanna Torres la spronò a dare il meglio di sé in ogni occasione. Che la Torres non fosse un tipo malleabile era cosa nota ma ci voleva ben altro che qualche urlo e delle maniere brusche per spaventare la denobulana.
«Dopo tre anni con Vinsar, questo è un paradiso» continuava a ripetersi Ysaahi, senza riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra. Era rimasta piacevolmente sorpresa dall'atmosfera famigliare che regnava a bordo, ben diversa da quella che si era immaginata. C'era formalità, le gerarchie erano rispettate, gli ordini eseguiti prontamente, ma c'era nell'aria un qualcosa che la faceva sentire parte di una grande famiglia e non di uno sterile meccanismo.
‘E' un'emozione che non si può descrivere’ aveva scritto ad A.J., con cui si teneva in costante contatto. ‘Qualcosa che, tra le mura dell'Accademia, puoi soltanto immaginare. Sapere che dalla qualità del tuo lavoro può dipendere la salvezza della nave e del suo equipaggio è una responsabilità enorme, ma anche una incredibile spinta a dare il meglio in ogni momento. Certo mi mancate tutti tantissimo, persino gli istruttori: figurati che ieri notte ho sognato una lezione di Stark, con tanto di interrogazione e compito in classe… ed ero contenta di esserci! C'eri tu, Chantal e tuttti gli altri. E ho capito che era un sogno solo perché non è esploso nulla!’ (b)
Gli scambi di posta con Chantal erano più frivoli ma non meno affettuosi. ‘Purtroppo non ho molte occasioni di sfoggiare il mio nuovo guardaroba: a bordo portano quasi sempre l'uniforme e io mi sono adeguata a questa abitudine. Ma per la festa al bar di prora non riusciranno a non farmi mettere il delizioso completino che mi hai consigliato. A bordo mi trattano con grande affetto, e fanno di tutto per favorire il mio inserimento, anche se io mi sento una vera pivella. Non sono ancora abituata a tutte le stranezze che la vita nello spazio può riservare. Qualche giorno fa, ho cercato di spostare una pianta che mi sembrava fosse in una brutta posizione prima di scoprire che era un ufficiale filosiano che stava riposando. Per poco non mi faceva rapporto per molestie! (c) Che pianeta hai detto che sta transitando nel mio segno portando un influsso negativo? Quando è che si toglie dai piedi?’
Tra tutte quelle cose positive, non poteva mancare la spina nel fianco, ovvero Beatrix Quinroy affiancatale come tutor. Dopo l'avventura a bordo della Striker, Ysaahi aveva sperato di aver aperto una breccia nella corazza di Miss Numero Uno: che la ragazza fosse in gamba non era in discussione, ma che fosse umana ne aveva sempre dubitato. Vederla fare squadra con lei, Pel e Viscas per salvare la nave le aveva ridato qualche speranza invece, una volta saliti a bordo della Voyager, Beatrix aveva ricominciato a tiranneggiarla, non perdendo occasione per metterla in cattiva luce. Ysaahi era arrivata persino a pensare che fosse stata lei a sostituire la sua maschera di bellezza ai fanghi denebiani con della normale palta (d). Ma forse, con la solita iella, era solo incappata in una confezione avariata.
Per sua fortuna, la carica di ottimismo di Ysaahi era tale da non poter essere scalfita da piccolezze di questo genere.
Ma da uno schianto con la navetta in pieno deserto su un pianeta ad un passo da un disastro naturale di proporzione bibliche forse sì!
«Cos'hai combinato stavolta?» chiese una spettinata, affumicata e inviperita Beatrix.
«Ti ho salvato il c… ehm, ho salvato la navetta» si trattenne a stento Ysaahi, ancora scossa per l'accaduto e per nulla intenzionata a subire le paranoie della collega. «Si può sapere dov'eri mentre io mi esibivo in un atterraggio di emergenza da manuale?»
Ma Beatrix era già corsa a controllare le condizioni del pilota. «Per fortuna è vivo!»
‘Purtroppo anche tu’ pensò Ysaahi, mordendosi la lingua subito dopo. Augurare del male alle persone non era nella sua natura ma Beatrix riusciva sempre a tirare fuori il suo lato peggiore. Cerco di concentrarsi su qualche altra cosa che non fosse l’epitaffio da scrivere sulla tomba della collega.
«Il radar era fuori uso ma temo che siamo atterrati nella zona delta del pianeta, una delle più impervie. La navetta non è in grado di ripartire: i motori sono danneggiati e tutti i sistemi di bordo non sono operativi. Niente sensori, niente armi, niente telemetria né sistemi di comunicazione. E se anche funzionasse qualcosa, con l'intensità che sta raggiungendo la tempesta in questo momento non riusciremmo a combinare gran che. Direi che anche il mio equipaggiamento personale è andato» concluse Ysaahi, fissando il suo faser distrutto e il tricorde carbonizzato.
«Altre buone notizie?» chiese Beatrix, con malcelato sarcasmo.
Ysaahi fissò la punta delle sue scarpe cercando di trovare il coraggio di parlare. «Sì, ho dimenticato a bordo la scorta di caffè!»
«Ah questa poi!» Quinroy era livida dalla rabbia.
«Cerchiamo di vedere il lato positivo» propose la denobulana. «Almeno l'atmosfera del pianeta è respirabile, altrimenti saremmo già morte: anche i sistemi di mantenimento sono fuori uso come tutto il resto.»
«Immagino non funzionino neanche i monitor» disse Beatrix, ignorando la battuta e tentando di aprire il portello per dare un'occhiata intorno. La raffica che la investì e il fulmine che si scaricò a pochi metri dalla navetta la indussero a richiuderlo in fretta e furia.
«Se mi dai una mano dovremmo riuscire a rimettere in funzione le telecamere esterne» disse Ysaahi, che già stava lavorando al ripristino di alcuni circuiti. «Le batterie di riserva sembrano intatte e se riusciamo a deviare il segnale sui circuiti secondari…»
«…dovremmo avere le immagini dell'esterno» concluse Beatrix, spostando un interruttore. Sull'unico monitor rimasto integro comparve la desolante immagine della zona.
«Ho visto di meglio» commentò Ysaahi. La zona era impervia, battuta da forti raffiche di vento che sollevavano sabbia e tutto ciò che non era saldamente ancorato al suolo. Il cielo plumbeo era squarciato da minacciosi fulmini che scaricavano a terra la loro impressionante potenza. Nessun insediamento, nessun segno di attività. erano soli nel nulla.
«Risparmiamo energia» disse Beatrix, spegnendo il monitor, «potrebbe servirci per inviare un segnale di soccorso.»
«E come? L'impianto di comunicazione è completamente bruciato e non abbiamo componenti di riserva per sostituire quelli rotti. Solo qualche circuito passivo può ancora funzionare ma non siamo in grado di inviare nulla.»
«Bene, non sembra ci siano altre possibilità che aspettare i soccorsi.»
«Senza un segnale di riferimento non ci troveranno mai.»
«Abbiamo il transponder…»
«Bruciato, ho controllato.»
«Hanno la nostra ultima posizione…»
«Con una approssimazione di cento chilometri. Eravamo già fuori rotta quando ci ha sorpresi la tempesta, dopo chissà dove siamo finiti.»
«Rileveranno i nostri segni vitali…»
«Troppo pochi per riuscirci con i sensori dell'astronave, soprattutto con la tempesta in corso.»
«Insomma, non ci resta che sederci e aspettare dei soccorsi che non arriveranno?»
«Triste dirlo ma sembra proprio che sia così.»
Il silenzio che calò nella navetta fu più pesante di tutte le stoccate di Beatrix.
«Non possiamo rimanere qui!» esclamò Ysaahi dopo qualche minuto di silenzio. Beatrix la guardò con profonda disapprovazione.
«E dove pensi di andare, se posso chiedere? Forse non te ne sei accorta ma siamo nel mezzo del nulla.»
«Dobbiamo raggiungere queste rocce» disse la denobulana, indicando delle formazioni sul monitor che aveva appena riacceso. «Nella navetta non siamo al sicuro. Una scarica più forte delle altre potrebbe danneggiare lo scafo, per non parlare del vento, o delle crepe che potrebbero aprirsi in caso di terremoto.»
«Farsi crollare in testa una massa rocciosa lo trovi preferibile?»
«E poi non abbiamo scorte di cibo, né di acqua» aggiunse Ysaahi, senza farsi scoraggiare. «Forse tra quelle rocce ci sono delle caverne; forse potremmo trovare un riparo; forse del cibo o acqua per resistere fino all'arrivo dei soccorsi.»
«Forse, forse, forse! Ci sono troppe incognite nella tua proposta.»
Anche il pilota svenuto emise un gemito, come a sostenere le obiezioni di Quinroy, che non si lasciò sfuggire quella ulteriore argomentazione: «E lui? Come pensi di trasportarlo in mezzo alla tormenta? Oppure vorresti abbandonarlo qui?»
«Non ci avevo pensato…» ammise Ysaahi, desolata. «Però non possiamo rimanere qui senza tentare nulla. Ti faccio una proposta: tu resti qui con lui, io tento di raggiungere quelle rocce e, se trovo qualcosa di utile, torno a prendervi o tento di segnalarvelo. Puoi sempre seguirmi sul monitor…» aggiunse indicando l'apparecchiatura ancora funzionante.
Beatrix ci pensò un attimo poi annuì. «Devo riconoscere che è una buona idea. Separarci non mi entusiasma ma almeno raddoppieremo le nostre possibilità di sopravvivenza. In bocca al lupo e… fai attenzione!»
E fu così che Ysaahi, infagottata in una tuta da sbarco, con la sola compagnia di qualche strumento bruciacchiato e una torcia, si incamminò nella bufera in direzione delle basse formazioni rocciose. Nonostante gli stivali zavorrati, rischiò di venire trascinata via ad ogni passo; per diversi metri dovette strisciare in mezzo alla sabbia per non esporsi alla forza del vento mentre i fulmini continuavano a caderle intorno. Il crepaccio che si aprì a pochi metri da lei le fece pensare che lanciarsi in quella passeggiata solo per non dover condividere una navetta con Beatrix Quinroy non fosse stata una delle sue idee più brillanti.
Quando, allo stremo delle forze, cominciò a disperare di potercela fare, la furia degli elementi sembrò affievolirsi. Alzò lo sguardo e si rese conto di essere a pochi metri dalle prime rocce, mentre intorno a lei gli spalti costituivano un riparo naturale. Sperò con tutto il cuore di trovare una caverna, fosse anche solo per morirci in santa pace.
Le sue preghiere furono esaudite!
Appoggiata alla parete rocciosa, Ysaahi stava cercando di riprendere fiato ed energie, dopo essersi liberata della ingombrante tuta. La grotta non era grande, e non sembrava offrire né cibo, né acqua, ma era asciutta e riparata, una vera oasi di pace; solo il minaccioso tremolio del suolo riportava alla memoria la tempesta che si stava scatenando all'esterno.
Guardandosi intorno, Ysaahi notò diverse aperture. «Che strana formazione» pensò, ripensando alle sue scarse nozioni di geologia, «sembra quasi che da qui si diparta un sistema di caverne comunicanti.»
Incuriosita, fece qualche passo in una direzione ma si rese subito conto che nuove grotte e nuovi cunicoli si aprivano oltre il primo. Fece marcia indietro ritornando alla prima sala: dopo l'esperienza nel tempio di Yndiana IV non voleva più correre il rischio di perdersi in un labirinto. Se solo Sean fosse stato lì con lei a suggerirle cosa fare… Affondò le mani nelle tasche e sentì qualcosa di morbido. Le stelle filanti per il party di carnevale al bar di prora: cosa ci facevano ancora lì quando avrebbe avuto bisogno di un comunicatore o di un tricorder? La sfortuna continuava ad accanirsi su di lei.
Poi, improvvisamente, le venne un'idea.
Usando le stelle filanti come filo di Arianna cominciò ad addentrarsi sistematicamente in tutti i cunicoli, riuscendo facilmente a tornare indietro ogni volta che una strada terminava in un vicolo cieco, e senza rischiare di visitare due volte lo stesso tunnel. Quei cunicoli avevano attirato subito la sua attenzione: forse erano state le vacanze passate con Sean a caccia di tesori nascosti, o le sue lezioni di archeologia e geologia, ma c'era qualcosa in queste formazioni che non la convinceva. Fatta eccezione per le prime grotte, le altre avevano qualcosa di anomalo, una disposizione e una regolarità sospetta. Possibile… Possibile che non fossero completamente naturali?
Improvvisamente, Ysaahi ebbe la netta sensazione di essere osservata. Nella tenue luce della torcia, le pareti sembravano prendere vita, e il minerale incastonato nella roccia brillava come occhi puntati su di lei.
‘Ti stai solo facendo suggestionare’ si disse, cercando di mantenere la calma e controllare il respiro ma quando il cunicolo finì, Ysaahi si fermò sulla soglia, impietrita.
Davanti a lei si apriva una enorme grotta quasi completamente occupata da un complesso e moderno macchinario. Una struttura simile al nucleo di un motore a curvatura pulsava al centro della struttura: da qui si diramavano una miriade di condotti eps mentre decine di monitor controllavano il flusso e l’utilizzo dell’energia. Se non fosse stato per le pareti di roccia perfettamente levigate, si sarebbe potuto pensare di trovarsi nella sala macchine di una moderna astronave. Con la bocca spalancata per la sorpresa, Ysaahi avanzò verso quella che sembrava essere la postazione di controllo: le luci sui pannelli lampeggiavano in modo preoccupante mentre la pulsazione del nucleo sembrava lenta e affaticata. Qualunque cosa fosse, non stava funzionando come avrebbe dovuto.
«Non è tanto diverso da un motore a curvatura ma sembra incredibilmente più potente» disse la denobulana ad alta voce, più per abitudine che per una reale esigenza. Quel macchinario l'aveva affascinata a tal punto da farle dimenticare dove fosse. «C'è un evidente disallineamento tra il flusso di materia e di antimateria che sta abbattendo il rendimento del generatore. E il dispositivo di sicurezza sta via via spegnendo i circuiti per salvaguardare l'integrità del sistema. Ma se continua così, si arriverà presto allo shutdown del sistema e con esso» un lampo di consapevolezza attraversò la mente della ragazza, «alla distruzione dell'intero pianeta! Ecco cos'è questa cosa!» esclamò, in preda a grande eccitazione. «Un dispositivo di controllo ambientale e strutturale dell'intero pianeta.»
«Che sta per disattivarsi se qualcuno non riuscirà a ripararlo» disse una voce alle sue spalle. Ysaahi sobbalzò, vicina ad un colpo apoplettico. Impegnata a studiare i circuiti, la denobulana non si era accorta dello strano movimento intorno a sé: esseri umanoidi colore della terra, con occhi brillanti come diamanti e arti corti e tozzi, si erano come materializzati dalle pareti rocciose e ora la circondavano mantenendosi ad una certa distanza (e). Avevano un aspetto inquietante ma non sembravano aggressivi né pericolosi. Nonostante il cuore le battesse all’impazzata, Ysaahi si impose di restare calma.
«Per forza i geologi si sono interrogati per decenni su come facesse il pianeta Core a non collassare su se stesso" disse, trovando rassicurante il suono della propria voce. «Non è un pianeta naturale.»
«Fu costruito ere fa dai nostri antenati» spiegò una delle figure facendo un passo avanti, «ed esiste grazie all'energia generata e controllata da questo generatore. Che ora sta smettendo di funzionare…»
«Non siete in grado di riparare il guasto?»
«Purtroppo» proseguì il Portavoce, «il generatore ha sempre funzionato perfettamente, senza richiedere riparazioni né manutenzione, solo controllo. Così, a forza di non usarla, la nostra conoscenza della tecnologia è andata perduta tanto tempo fa.»
Ysaahi era incredula. «Mi state dicendo» chiese, cercando di non apparire scortese, «che voi non sapete più come funziona questo coso?»
Un’altra figura si fece avanti. «Sappiamo controllarlo, monitorarlo, attivare i processi, ma non abbiamo più memoria dei principi di funzionamento, né degli schemi tecnologici su cui si basa il funzionamento.»
«E ora che si è rotto non siamo in grado di aggiustarlo.»
«Così è a causa di questo guasto che il pianeta sta collassando?»
«Se il guasto non verrà riparato, il sistema andrà in autoprotezione e si spegnerà. E il pianeta tornerà ad essere l’ammasso di gas informe che era agli albori.»
«Ma non potete chiedere aiuto? Ci sono milioni di abitanti sulla superficie.»
«Nessuno sa della nostra esistenza e nessuno deve venirlo a sapere. Questo hanno deciso gli Arcani, per il bene dell'Universo.»
«Ma perché…» cominciò Ysaahi ma si interruppe, sapendo già la risposta.
Il Portavoce annuì. «Vedo che hai capito. La tecnologia su cui si basa questo dispositivo è troppo potente. In mani sbagliate potrebbe portare facilmente alla distruzione di interi mondi. Gli Arcani erano saggi, preferiamo morire piuttosto che andare contro alle loro scelte. Ma ora che sei qui…»
«Tu puoi ripararlo?» chiese una terza figura, con una commovente nota di speranza nella voce.
Ysaahi deglutì a vuoto un paio di volte. «Io non credo… E' molto complesso…»
«Sembrava che tu riconoscessi la struttura.»
«Ho visto qualcosa del genere» spiegò Ysaahi, pensando che 'qualcosa del genere' non rendeva esattamente il concetto. Non voleva dare una delusione a quegli esseri, solo che il più complesso motore a curvatura di cui fosse a conoscenza, era nulla di fronte a quel generatore di pianeti.
‘Ma il principio di funzionamento potrebbe poi non essere tanto diverso’ disse tra sé, osservando con più attenzione la griglia materia/antimateria. «Certo avrei bisogno di qualche strumento…» aggiunse ad alta voce, guardando il suo tricorde carbonizzato. Ad un cenno dell'umanoide, diversi scomparti della struttura si aprirono: contenevano una quantità enorme di strumenti.
«E adesso spero di saperli usare» mormorò Ysaahi cominciano a sentire il peso della responsabilità. Si concentrò sul dispositivo mentre introno a lei gli umanoidi attendevano trepidanti. L'analisi fu lunga e difficoltosa ma le analogie con i generatori materia/antimateria che ben conoscevano erano evidenti.
«Eureka!» gridò all'improvviso indicando un pezzo preciso, «questo affare non dà segni di vita. Scommetto che è lui il responsabile di tutto 'sto casino. Temo però di non poterlo riparare» aggiunse, delusa.
«Puoi sostituirlo?» chiese di nuovo il Portavoce, aprendo con un gesto un enorme magazzino.
«Ma questo è meglio dell'antro di Alì Babà» esclamò Ysaahi, ricordando la vecchia favola terrestre che tanto l'aveva divertita. Non ci mise molto a trovare il pezzo che le serviva e a sostituirlo a quello danneggiato. Poi attese.
Dopo qualche istante, il sibilo sommesso delle macchine crebbe di intensità mentre il generatore si animava riprendendo a pulsare ad un ritmo vivido e regolare. Uno dopo l'altro, i sistemi si riattivarono illuminando monitor e quadranti prima disabilitati. In pochi minuti, tutte le funzioni furono ripristinate. Appoggiando una mano per terra, Ysaahi si rese conto che il suolo aveva smesso di tremare.
Il terremoto era cessato, la tempesta era finita, il pianeta era salvo. (e)
Il trillo del comunicatore la colse di sorpresa. «Cadetto Ysaahi? Qui squadra di sbarco numero uno. Se ci riceve, comunichi al più presto la sua posizione: veniamo a prenderla!»
Stava per rispondere ma si trattenne, per potersi allontanare dalla caverna prima del rendez-vous con la squadra di sbarco: gli Arcani avrebbero potuto contare sulla sua discrezione. (f)
Note
(a) Paletto numero 1/3 : deve avverarsi tutto quello che dice l’oroscopo. "…state lontani…dai cibi che non conoscete…": se Ysaahi fosse stata lontana da un chewingum di dubbia provenienza non sarebbe stata male!
(b) Palotto di Miranda Daugherty : descrivere un sogno in cui compare almeno un istruttore.
(c) Paletto numero 1/5 : deve avverarsi tutto quello che dice l’oroscopo. "…state lontani…dalle piante che non conoscete…": se fosse stata lontana dall’ufficiale filosiano, una pianta che decisamente non conosce, non avrebbe rischiato un rapporto!
(d) Paletto numero 1/6 : deve avverarsi tutto quello che dice l’oroscopo. "…state lontani…dal fango…: se fosse stata lontana dal fango, non avrebbe passato ore in bagno cercando di toglierselo dalla faccia!
(e) Paletto numero 1/3 : deve avverarsi tutto quello che dice l’oroscopo. "…attenti agli incontri improvvisi…": più improvvisi di così! Ysaahi ci lascia quasi le penne per la paura.
(f) Palotto numero 2 : la specializzazione di Ysaahi (sistemi di propulsione e reti EM) la aiuta durante questa avventura visto che è in grado di riconoscere le somiglianze tra il macchinario e un motore materia/antimateria.
(g) Paletto numero 1/1 e 1/2 : deve avverarsi tutto quello che dice l’oroscopo. "…attenti ai viaggi con piccole astronavi…" e "…le condizioni atmosferiche vi saranno avverse…" sono già realizzate nel testo del round.