«Certo che tu porti proprio sfiga!» esclamò Ysaahi, rivolta all'amica Pel. «Quando ti ho conosciuta, per poco non saltavamo in aria con Stark e tutto il laboratorio. Poi siamo rimasti intrappolati insieme nell’holodeck e abbiamo rischiato la buccia lottando contro capitan Uncino. Mi hai messo i bastoni tra le ruote persino nell’universo alternativo (ops, questo non avrei dovuto dirlo). E ora questo!» concluse, indicando con un gesto eloquente l'infermeria, colma più del bar di prora nelle ore di punta.
L'andoriana la fissò con sguardo carico d'odio: «Adesso non esagerare, non è colpa mia se l'intero equipaggio è stato messo fuori combattimento da un avvelenamento alimentare.»
Ma Ysaahi non era disposta a sentire ragioni. «Forse non sarà colpa tua ma come catalizzatore di energie negative non ti batte nessuno. A parte Viscas…» aggiunse, mentre il caitiano faceva il suo ingresso in infermeria, trascinando penosamente le zampe e tenendosi la pancia. «Ehi, Felix, non eri tu quello che, giusto questa mattina, diceva che ormai avevamo un piede nello spazio e nulla poteva più andare storto?» chiese la denobulana, per nulla impietosita da quel triste spettacolo.
L'amico non le rispose, impegnato com'era a raggiungere un lavandino prima che lo stomaco, o le gambe, o entrambi, gli cedessero di schianto.
«Sembra proprio sia colpa delle focaccine al brandy sauriano” disse l'infermiera Elaine Dickinson alzando gli occhi dal monitor dopo una serie interminabile di verifiche.
«Una fortuna non averle mangiate» fu il tagliente commento di Pel ma Ysaahi non diede segno di averla sentita.
«Colpa delle focaccine?» ripeté perplessa, avvicinandosi all'infermiera. «E da quando qualche focaccina avariata può causare un simile strage?»
Per tutta risposta, la Dickinson le indicò un picco sull'esito della spettrografia di massa, un componente anomalo nei residui di cibo esaminati, sicuro responsabile di ciò che stava succedendo a bordo della Striker.
«Ma come c'è finita quella roba nelle focaccine?» chiese Pel, avvicinandosi a sua volta alla postazione. «Io non ce l'ho messa!» aggiunse subito dopo, in risposta ad uno sguardo omicida della denobulana. «Nessuno di noi ce l'ha messa, ne sono certa! Ok, ti abbiamo preso un po' in mezzo per la questione del Rettore ma questo sarebbe stato troppo.»
«Un guasto al replicatore?» propose la Dickinson, prima che la discussione finisse in rissa. Ysaahi dovette riconoscere che era l'ipotesi più probabile. «Però mi sembra strano che un componente così specifico, inabilitante ma non letale, finisca proprio - e solo - nelle focaccine, il cibo che praticamente tutti prendono a colazione. Mi chiedo se sia un caso che la casualità sia così poco casuale.»
L’inquietante domanda rimase senza risposta.
Ysaahi, Pel ed Elaine decisero che un sopralluogo fosse la prima cosa da fare: era necessario verificare se ci fossero altri 'sopravvissuti' all'epidemia di gastroenterite acuta o, peggio, se ci fosse qualcuno con sintomi più gravi, incapace di chiedere aiuto e rimasto bloccato in qualche parte della nave. Decisero anche di liberare l'infermeria: i casi meno gravi vennero confinati nei propri alloggi, con una borsa dell'acqua calda e un blando sedativo. Gli altri rimasero ad occupare i lettini dell'infermeria, sorvegliati dall'infermiera.
«Mi raccomando Elaine, non permettere a nessuno di andare in giro per la nave» disse Ysaahi. «Voglio essere ottimista e pensare al semplice guasto ma potremmo avere un sabotatore a bordo.»
«Tranquilla» rispose la Dickinson brandendo una hypospray, «il primo che muove un muscolo lo stendo.»
«Ma come lo troviamo?» chiese Pel avviandosi insieme alla denobulana lungo il corridoio principale. «Il sabotatore, intendo. Sempre che esista. E sempre che non ci faccia fuori prima.»
«Una cosa per volta» la zittì Ysaahi, mostrando una sicurezza che non aveva. «Prima dobbiamo assicurarci che nessuno dei nostri sia in condizioni critiche, poi decideremo il da farsi. Guarda, non è Sherman quello che si sta trascinando verso l'infermeria?»
In effetti, il malcapitato istruttore, in preda a crampi intestinali e febbre da cavallo, stava tentando di raggiungere qualcuno che potesse aiutarlo.
«Ma perché non ha usato l'intercom?» chiese Pel, tentando di dargli una mano. Per tutta risposta, Ysaahi azionò l'apparecchio a muro ottenendo solo un preoccupante sfrigolio. «Interfono fuori uso!» constatò, non senza un filo di preoccupazione nella voce. «Mi chiedo quali altre cose non stiano funzionando su questa nave…»
«La rotta?»
«Ho controllato, c'è l'autopilota inserito.»
«Il mantenimento?»
«Valori nella norma.»
«I motori?»
«A regime.»
«Le armi?»
«In stand by e operative. Apparentemente nulla è fuori posto.Rimaniamo calmi e procediamo come da programma.»
In effetti, perlustrare la nave alla ricerca di persone da aiutare si rivelò una scelta opportuna. Diversi cadetti erano stati colti da sintomi talmente forti da impedire loro di muoversi e di chiedere aiuto. Trovarono Gozar che si rotolava sul pavimento della palestra continuando a ripetere: «Ho scelto il giorno sbagliato per smettere di fumare ¹, avrei dovuto smettere di mangiare!» E trovarono Beatrix Quinroy in splendida forma, intrappolata in un turbolift di servizio.
«Chi è quel deficiente che ha disabilitato gli ascensori e ha messo fuori uso l'intercom?» sbottò la ragazza, con la sua solita grazia. «E dove sono finiti tutti quanti? Sono ore che suono il segnale di allarme.»
«Come mai non hai mangiato le focaccine al brandy sauriano, Beatrix?» chiese Ysaahi, sarcastica. Il cadetto Quinroy, ora suo tutor, era l'unica persona che avrebbe visto volentieri fuori combattimento, a costo di servirle lei stessa una porzione di cibo avariato.
«Odio il brandy sauriano! Si può sapere che sta succedendo su questa nave?»
Glielo dissero, e avrebbero preferito non averlo dovuto fare: Quinroy partì in quarta. «Se le cose stanno così, quale ufficiale più alto in grado, assumo il comando delle operazioni: dividiamoci. Pel continuerà a verificare la situazione dei feriti, Ysaahi presidierà la sala macchine, io vado sul ponte: qualcuno dovrà pur sedersi sulla poltrona di comando.»
Il sibilo di una hypospray mise fine a quelle farneticazioni.
«Ysaahi, che hai fatto?» chiese Pel, sorreggendo la mezza vulcaniana prima che cadesse a terra, addormentata.
La denobulana si strinse nelle spalle. «Ho eliminato uno dei nostri problemi! Il cadetto Quinroy dormirà per un po’.»
«Ma Beatrix poteva esserci utile: siamo rimaste solo in tre a mandare avanti questa nave…»
«Gli ordini sono ordini, non disordini! E Beatrix poteva portare solo disordine. Dammi retta, Pel, è meglio così: portiamola nel suo alloggio e chiudiamocela dentro. Se ci troveremo in difficoltà potremo sempre riattivarla, ehm… svegliarla. Già che ci sei" aggiunse, con un luccichio sinistro negli occhi, «falle una scansione biomedica e verifica che non sia un androide!»
«Tu sei fuori come un balcone!» esclamò Pel, caricandosi la bella addormentata sulla schiena e avviandosi verso gli alloggi. Ormai il danno era fatto, che almeno Quinroy dormisse comodamente nel suo letto.
Ysaahi era inquieta, al malfunzionamento casuale del replicatore proprio non riusciva a credere. Trovava più probabile l'ipotesi dello scherzo sfuggito di mano al proprio ideatore: visti gli ultimi avvenimenti, forse doveva essere lei sola la destinataria delle focaccine avariate. Ma chi poteva aver osato tanto? Sì, le avevano fatto qualche dispetto, qualche scherzo un po' pesante, qualche 'chiarimento' un po' fisico ma nulla di veramente pericoloso. La sostanza trovata nelle focaccine, invece, in condizioni particolari avrebbe persino potuto uccidere.
All'inizio lo aveva detto per scherzo ma l'ipotesi del sabotatore a bordo stava prendendo sempre più corpo. Un sabotatore tanto maldestro da essere rimasto vittima del suo stesso sabotaggio? Uhm, difficile da credere: non ci vuole un genio per evitare di mangiare una focaccina e nessun altro cibo era risultato contaminato. Qualcuno di quelli che si erano salvati? Impossibile! Pel la conosceva da anni e la Dickinson non avrebbe avuto le competenze tecniche per sabotare un replicatore. Quinroy forse? Sospettare di Miss Numero Uno era troppo facile e lei non doveva permettere alle antipatie personali di offuscare le sue valutazioni. No, se c'era un sabotatore a bordo doveva essere qualcun altro. Ma come trovarlo? In una astronave ci sono mille posti dove nascondersi.
Le venne un'idea!
«Pel, ti ricordi il caso dell'ufficiale Finney? Quando il capitano Kirk finì sotto processo per non aver ritardato il più possibile l'espulsione della capsula?»
«Data astrale 2947.3» citò l'andoriana, con la consueta precisione. Ysaahi represse un moto di stizza: odiava chi, al contrario di lei, riusciva a ricordare perfettamente numeri e date. Richiamò il file sul terminale dell'infermeria, dove erano tornate dopo aver terminato la perlustrazione: trovare quello che cercava la rimise di buon umore.
«A cosa stai pensando?» chiese Pel, portandosi alle sue spalle per studiare il monitor.
«Ti ricordi come fece Kirk a dimostrare che Finney era ancora vivo a bordo della nave? Schermò il battito cardiaco di tutti i passeggeri riuscendo ad evidenziare la presenza a bordo di una persona non autorizzata.»
«E tu vorresti fare lo stesso?» mormorò l'andoriana scorrendo velocemente il file.
«Non dovrebbe essere difficile! Schermiamo gli alloggi, dove abbiamo confinato i malati; e l'infermeria, dove c'è il resto dell'equipaggio. E se rimane ancora un cuore che batte…»
«…avremo il nostro clandestino! Ysaahi, sei grande!»
«Modestamente…»
«E se non dovessimo rilevare nulla?»
«Ci metteremo tranquille e sapremo che la colpa del disastro è di un malfunzionamento del macchinario. Certo c'è un margine di errore: se il sabotatore si nasconde in un alloggio occupato rischiamo di schermare anche lui ma conto sul fatto che si tenga alla larga dai luoghi frequentati. Devo togliermi questo dubbio, o comincerò ad avere paura della mia ombra.»
«Direi che si può fare» confermo Elaine, che non si era persa una parola della conversazione, «datemi solo qualche minuto per approntare i profili biochimici delle razze presenti.»
«Mentre noi pensiamo alla schermatura! Coraggio ragazze, si va a caccia di fantasmi!»
Quando anche l'infermeria venne schermata e dall'altoparlante principale continuò a sentirsi il ritmico pulsare di un cuore, nella stanza scese un silenzio di tomba. Quel suono metteva i brividi.
«Allora c'è davvero un clandestino a bordo…» disse Pel, con voce tremante. «Nessuna possibilità di errore?»
Ysaahi scosse la testa: aveva la lingua felpata per l'emozione. «Ho ricontrollato anch'io» confermò Elaine, bisbigliando come se l'intruso potesse udirla. «Nessun errore.»
«Dov'è? Riusciamo a triangolare?»
Ysaahi premette qualche pulsante fino a richiamare sul monitor lo schema di un ponte: «Sala macchine ausiliaria: una scelta ovvia, da lí può controllare quasi qualsiasi cosa.»
«Riesci ad identificare la razza? Non dirmi che è un mugato o un gorn perché non potrei sopportarlo!»
«Neanche un borg, se è possibile: non sono pronta per affrontare uno di quelli!»
«Dalla frequenza del polso e dalla potenza del battito direi che potrebbe essere un tellarite.»
«Un tellarite? Devo averlo già detto ma cominciano ad esserci troppi insaccati nella mia vita» commentò Ysaahi, per nulla entusiasta di quella scoperta.
«E ora che si fa?»
«E' chiaro: lo catturiamo. Non siamo al sicuro finché lui è libero di muoversi.»
«Ma siamo solo in tre…» piagnucolò Elaine, che non aveva nessuna voglia di affrontare uno scontro con un pericoloso sabotatore.
«Quattro!» disse una voce dietro di loro.
Le tre ragazze fecero un salto di diversi centimetri accompagnato da un grido isterico.
«Viscas ma sei impazzito?» chiese Ysaahi, trattenendo a stento l'impulso di saltargli alla gola. «Vuoi farci prendere un coccolone per lo spavento?»
Pel fu meno signora, assestandogli un calcio negli stinchi. «Sono quasi morta di paura! Ma come hai fatto a rimetterti in piedi?»
Elaine, che si era appoggiata alla console dopo che le gambe le avevano ceduto, fu pronta a fornire una spiegazione. «Dev'essere la fisiologia caitiana» spiegò, tentando di ricomporsi. «Ha metabolizzato la tossina a tempo di record.»
«Non c'è nulla che il mio stomaco non possa digerire» sentenziò Felix con soddisfazione. «Mi sembra di aver capito che avete bisogno di una mano per catturare i cattivi. Eccomi qui, il grande Felix Viscas è a vostra disposizione.»
Per una volta, Ysaahi fu contenta che quello spaccone di Viscas fosse nuovamente tra i piedi.
La cattura del sabotatore fu più facile del previsto. Il tellarite, che non si aspettava di essere stato scoperto, si lasciò sorprendere da una dose massiccia di gas soporifero sparato dai condotti di aerazione e crollò al suolo senza un lamento. Legarlo come un salame e rinchiuderlo in una cella sicura fu un gioco da ragazzi; la fatica più grossa toccò a Viscas, che dovette trasportarlo di peso fino alla prima piattaforma antigrav disponibile.
«Ma perché un tellarite dovrebbe avere interesse a sabotare una astronave da addestramento come la nostra?» chiese Pel, verificando per la terza volta la chiusura della cella.
Ysaahi era ancora più perplessa. «Soprattutto, perché mettere fuori uso l'equipaggio con delle focaccine al brandy sauriano! Non è efficiente. E nemmeno dignitoso! Del gas tossico nell'impianto di aerazione avrebbe avuto un effetto più devastante.»
«Forse il suo intento non era uccidere…»
«E' inutile ipotizzare. Svegliamolo e chiediamoglielo!»
«Ehm, la cosa potrebbe non essere così facile» dichiarò Elaine, studiando il responso del tricorder medico. «Ci siamo andati un po' pesanti con quel gas soporifero. Temo che il nostro amico dormirà pesantemente per almeno dodici ore.»
«Non puoi dargli uno stimolante? Abbiamo bisogno di interrogarlo, potrebbe aver sabotato altri dispositivi e noi dobbiamo sapere…»
«Mi dispiace, uno stimolante non avrebbe nessun effetto almeno per due ore e prima di altre dieci potrebbe ucciderlo.»
«Te l'avevo detto di non esagerare con la aritrizina…»
«Se tu non ci avessi aggiunto l'axonon…»
«Perché, quel tocco di melorazina? O era merfadon…»
«Ok, basta così!» Con tono categorico Ysaahi mise fine ai battibecchi. «Prendiamo atto che per qualche ora non potremo avere risposte dal maiale e vediamo di cavarcela da soli. L'avvelenamento alimentare sembra sotto controllo e il sabotatore è stato reso inoffensivo. Cos'altro può andare storto?»
In quello stesso momento, le sirene della nave esplosero in un boato assordante: «Allarme giallo! Attivazione non pianificata dei sensori di prossimità gravitazionale! Allarme giallo!»
Viscas sospirò: «Ysaahi, ti sarei veramente grato se in futuro evitassi di farti certe domande!»
I quattro si precipitarono sul ponte ma la scena che li accolse li lasciò senza fiato. Sullo schermo principale giganteggiava il profilo di una stella, una massa ribollente di magma e gas incandescenti dalla luminosità accecante.
«Ditemi che non è quello che penso io…» mormorò Elaine, impietrita.
Viscas, fiondatosi al timone, non poté che confermare. «Positivo. Siamo in rotta di collisione con la stella!»
«Ti avevo chiesto di non dirmelo!» gemette Elaine mentre, dalla console di navigazione, Pel rincarò la dose: «Il timone è bloccato, impossibile cambiare rotta!»
«Niente panico, niente panico…»
Ysaahi, alla console tecnica, diede il suo contributo: «Disattivazione della curvatura disabilitata, non possiamo passare ad impulso e nemmeno fermare le macchine. Puntiamo a tutta velocità verso il centro della stella!»
Per Elaine, questo era troppo: «Ok panico!» esclamò, dando voce ai pensieri di tutti.
«Tranquilli» disse Ysaahi, cercando di sembrare calma. «Qui il problema è più grande di noi. E' inutile fare gli eroi: ora contattiamo il Comando di Flotta e chiediamo loro le procedure da seguire in caso di emergenza. Sono certa che sapranno indicarci la cosa più giusta da fare.»
Ma quando, dopo il solito rimpallo di responsabilità da parte del Comando, sullo schermo comparvero le facce di Buck Murdock e Rex Kramer, due volti noti nella Flotta per aver fracassato più di una astronave durante procedure di salvataggio, Ysaahi non fu più così sicura che tutto sarebbe andato per il meglio. Nonostante tutto, tentò di mantenere un tono professionale.
«Cadetto Ysaahi alla comando della USS Striker» disse, ignorando le occhiatacce di Viscas e Pel di fronte a quella unilaterale assunzione di potere.
«Sappiamo tutto della vostra situazione, Cadetto» la interruppe Murdock con malagrazia, «le frequenze non sono molto frequentate in questo momento, quindi ci hanno permesso di frequentare la frequenza per darvi una mano.»
«Signore, stiamo puntando verso il centro di una stella a velocità di curvatura. Tra poco gli schermi non saranno più in grado di ripararci dal calore e noi finiremo tutti arrosto. Per questo avremmo una certa urgenza di trovare una soluzione ai nostri problemi. Non so se mi spiego, come disse il tovagliolo…» ²
La battuta con cui Ysaahi aveva sperato di alleggerire l'atmosfera non ebbe l'effetto sperato. Dopo averla fissata con lo stesso sguardo che avrebbe usato per uno scarafaggio, Buck Murdock interruppe il collegamento video… ma dimenticò inserito quello audio. Sul ponte della Striker la discussione tra lui e Kramer rimbombò come un sinistro presagio di sventura.
«Quella che sta guidando non ha alcuna esperienza di astronavi, è un pericolo per sé e per tutti gli altri in volo, anche per gli uccelli!»
«Lo so, è un grosso rischio, ma non abbiamo altra scelta. Ysaahi era uno dei migliori piloti, figurati un po' gli altri!»
«Ma è lei il pilota ora, ha lei il comando, è lei che decide. E' il boss, il capo banda, il capo indiano, il capolista, ha vinto le elezioni, è una raccomandata!»
«Senti Buck, mettiti in contatto con quella tizia e falle cambiare la rotta. Spiegale per filo e per segno la manovra che deve fare e portala lontano da quella stella: cascasse il mondo, quella astronave non deve cascare!»
Alle spalle di Ysaahi, che aveva preso posto sulla poltrona di comando, Elaine espresse il suo parere. «Ragazzi, ma voi trovate prudente seguire le indicazioni di quei due? Non potremmo trovare una soluzione per conto nostro? Dopotutto, è la nostra pelle quella che sta per andare in fumo.»
Ysaahi guardò prima Pel, poi Viscas, quindi chiuse il canale radio con un gesto deciso. «Ok, il passato non è il presente, e il presente non è il passato. Solo il futuro è futuro e noi scriveremo da soli il nostro. Consigli, supposizioni, ipotesi?» chiese, speranzosa.
Intorno a lei, i compagni presero a fissare il pavimento senza dire una parola. Ysaahi era indispettita. «Insomma, ragazzi, prima mi fate fare questi gesti plateali di chiudere la linea in faccia agli esperti della Flotta, cosa che ci farà guadagnare la prima pagina dei notiziari ma non certo un avanzamento di carriera, e poi non mi date uno straccio di idea per risolvere la situazione?»
«Togliamo l'energia ai motori e invertiamo la spinta…»
«Impossibile, il suino ha bloccato l'alimentazione.»
«Espelliamo il nucleo…»
«Così vicino ad una stella? Ottimo sistema per dare il nostro nome ad una supernova ma non per portare a casa la pelle.»
«Utilizziamo il raggio trattore come respingente invertendo il vettore…»
«E su cosa facciamo spinta? La stella ha una massa gassosa.»
«Teletrasportiamo l'equipaggio al sicuro e sacrifichiamo la nave…»
«Bella idea, Viscas, peccato che non ci sia nulla di sicuro nel raggio del teletrasporto. E non propormi di far indossare a tutti le tute spaziali e di metterci a galleggiare nello spazio in attesa dei soccorsi: hai sentito il Comando? Non ci sono navi nei dintorni per una operazione di salvataggio.»
«E se usassimo le navette? Questa bagnarola avrà dei gusci di salvataggio…»
«Siamo già troppo vicini alla stella e le scialuppe di salvataggio non hanno schermi sufficientemente potenti: verremmo vaporizzati prima ancora poter accendere i motori.»
«E allora che si fa?»
Il silenzio si protrasse per diversi secondi mentre sullo schermo la stella diventava sempre più grande e minacciosa. Ysaahi allungò mestamente la mano per riattivare la comunicazione con il Comando quando il turbo ascensore si aprì con un sibilo e il cadetto Quinroy fece il suo ingresso sul ponte: l'anestetico doveva aver finito il suo effetto.
«Ve lo dico io che si fa, razza di imbranati che non siete altro. Se non riusciamo a fermarci, dobbiamo almeno cercare di deviare la rotta. Ysaahi, alla console tecnica: pronta a deviare tutto il flusso di energia sulla gondola di sinistra. Viscas, al timone: pronto a compensare la torsione statica al momento della deviazione. Pel, alla navigazione: pronta ad impostare la nuova rotta per impedire il sovraccarico dei sistemi. Dickinson, siediti e allacciati la cintura di sicurezza. Non dimenticate le cinture! Non c'è sicurezza senza le cinture di sicurezza!» ³
«Ma cosa…» cominciò Pel ma Ysaahi la interruppe. «La 'sgommatona'! Beatrix è un'idea grandiosa. Ma nessuno ha mai fatto una sgommatona così vicino ad una stella, l'instabilità gravitazionale rischia di compromettere l'integrità strutturale.»
«E noi saremo i primi a farla! La situazione antigravitazionale non è poi così gravosa anche perché se fosse gravosa non sarebbe antigravitazionale» sentenziò Quinroy prendendo posto sulla poltrona di comando. «Pronti ad eseguire? La sincronia è essenziale, o finiremo tutti in briciole. Tre… Due… Uno… Attivare!»
La manovra venne eseguita in modo esemplare: la deviazione dell'energia sulla sola gondola di sinistra impresse alla nave una rotazione di potenza tale da contrastare l'attrazione della stella e farla deviare su un'orbita standard, un po' come succede su una barca, quando si utilizza un solo remo invece che due, ottenendo il risultato di curvare invece che di procedere in linea retta. Una volta ottenuta la deviazione di rotta desiderata, riequilibrando il flusso dell'energia, la nave riprese la navigazione ordinaria: l'immagine della stella su un lato dello schermo invece che al centro confermò a tutti che ce l'avevano fatta!
Sul ponte scoppiarono urla di giubilo. «Per Beatrix hip, hip… hurrà!» esplose Viscas e anche Ysaahi non poté fare a meno di unirsi a quel coro: era ancora convinta che quella spocchiosa vulcaniana fosse un androide mandato da qualche servizio segreto nemico ma, questa volta, aveva avuto un'idea veramente vincente. E, per la prima volta, la vide sorridere.
«Complimenti a tutti per la perfetta manovra» stava dicendo Quinroy, con calore. «Ora abbiamo tutto il tempo di ripristinare i sistemi danneggiati e di riprendere il controllo della nave…»
Non finì di parlare che una spia rossa si mise a lampeggiare sinistramente sulla console di navigazione. Sul ponte calò il silenzio. Ysaahi controllò freneticamente il monitor e altrettanto fecero Pel e Viscas, ma dalle loro bocche uscirono solo maledizioni e frasi sconnesse. Alla fine fu Elaine a porre la fatale domanda: «Qualcuno può spiegare anche a me che sta succedendo?»
«Abbiamo eseguito la 'sgommatona' troppo tardi» spiegò Ysaahi, riassumendo le valutazioni di tutti. «Abbiamo evitato la collisione ma non so se riusciremo a sfuggire alla gravità della stella: rischiamo di essere risucchiati con effetto fionda.»
Elaine era perplessa: «E, in questo caso, cosa ci potrebbe succedere?»
Fu Quinroy a dare la ferale notizia: «E’ semplice. Se abbiamo veramente superato l’orizzonte degli eventi,potremmo non riuscire ad evitare un viaggio nel tempo.»
… TO BE CONTINUED?
Note
¹ Paletto numero 2/1: nel racconto qualcuno deve dire: «Ho scelto il giorno sbagliato per smettere di fumare!»
² PaLotto di Ker’lw : cerca di uscire da una situazione critica usando una pessima freddura (del tipo 'Un uomo entra in un caffé: splash!')
³ Paletto numero due/2: nel racconto qualcuno deve dire: «Non dimenticare le cinture! Non c’è sicurezza, senza le cinture di sicurezza!»
Inoltre paletto numero 1 : nel round devono non solo comparire, ma fare parte della trama Beatrix ed i tuoi amici Pel e Viscas.